mercoledì 29 maggio 2013

SPEA e Società Autostrade: "quello depositato lungo il Setta non è amianto"

L'ing. Selleri di SPEA, sulla sin. col microfono, ha illustrato
i lavori di scavo della galleria e introdotto la discussione
Nell'incontro pubblico (il secondo in pochi giorni) alle Caselline di Pian di Setta sono intervenuti ieri sera alcuni dirigenti di SPEA, progettista della Variante per conto di Autostrade, di Società Autostrade e di Toto. Davanti alla sala piena di residenti, l'ing. Selleri di SPEA ha sostenuto la tesi, appoggiata da alcuni professori delle Università di Torino e Milano, che nel deposito AD5 lungo il Setta, come anche nelle zone di scavo, non ci sarebbe amianto. Tale tesi non è stata supportata con dati di analisi certe, ma solo con ipotesi basate sull'esperienza di alcuni professori, tra cui il prof. Cavallo, che hanno tentato di spiegare alla platea che la somiglianza tra tipi e conformazioni simili di minerali può ingannare e che quindi non si può dire con certezza che quello trovato nei cumuli sul Setta sia amianto. Tale tesi ribalta e contraddice i risultati della analisi effettuate sia dal laboratorio Ecoter di Firenze, sia dal laboratorio ph Srl, subito trasmesse alla USL nel marzo scorso. Secondo il laboratorio Ecoter, interpellato dall'impresa San Benedetto Val di Sambro esecutrice dei lavori, in alcuni campioni di terreno sottoposti ad esami il 21 marzo risultava "la presenza di actinolite nel terreno in concentrazione variabile tra 35,5 e 72,7 g/Kg, a fronte di un valore limite per la caratterizzazione dei cumuli di 1 g./Kg previsto dal D. Lgs. 152/06". Queste quantità sarebbero, a detta di tutti gli esperti, esageratamente alte e senza riscontri in letteratura. Forse anche per questo l'impresa San Benedetto Val di Sambro, d'accordo con SPEA, decide di effettuare nuovi campionamenti sia dei cumuli sia dell'aria. Mentre gli esami di aerodispersione di fibre di amianto, effettuati con tre centraline, risultano negativi, quelli di campioni di terreno prelevato dai cumuli in AD5 vengono affidati a due distinti laboratori, il primo è il pH Srl, sempre di Firenze, l'altro è dell'Università di Firenze. Nei primi giorni di maggio, l'analisi "di 9 campioni di terreno in AD5 in XDR evidenzia la presenza di picchi attribuibili a forme di amianto, in particolare a crisotilo e actinolite. L'analisi in SEM non ha mostrato presenza di crisotilo, ma ha mostrato la presenza di strutture cristalline di forma parallelopipedo compatibile con actinolite". Nel rapporto di prova si dice inoltre che tali strutture cristalline hanno aspetto non fibroso. Nella relazione del laboratorio, si conclude con la necessità di approfondire l'indagine per tali campioni. Queste risultanze sono le stesse espressamente citate nella risposta dell'assessorato regionale alla sanità all'interrogazione del consigliere Defranceschi circa la presenza di amianto nel deposito lungo il Setta. 

Per chiarire meglio il discorso, precisiamo che l'actinolite è un minerale aghiforme (anfibolo) contenente amianto, usato per decenni dall'industria mondiale per produrre isolanti altamente resistenti. Il suo uso è stato messo al bando perchè dannoso alla salute se la fibre che lo compongono vengono inalate ed anche perchè cancerogeno: causa infatti mesoteliomi.

La nuova versione, presentata ieri in pubblico da dirigenti di Autostrade e dagli esperti delle Università di Torino e Milano, è ora che tali esami avrebbero scambiato per actinolite, in grado di liberare amianto fibroso, altre formazioni simili ma non altrettanto tossiche, perchè allo stato cristallino e quindi non fibroso. Tale tesi non è però, al momento, supportata da dati certi di laboratorio e da analisi successive, dal momento che Arpa di Reggio Emilia, competente in regione per effettuare nuovi esami sull'amianto, non ha ancora reso pubbliche le proprie analisi, effettuate sia sui campioni prelevati lo scorso marzo sia sui nuovi campioni prelevati in proprio nel mese di maggio. Il consigliere di minoranza di Monzuno Germano Tonelli ha chiesto se microparticelle di 3 micron, provenienti dalla frantumazione di materiali cristallini, non potrebbero essere tossiche, se inalate, al pari delle particelle fibrose ben note in letteratura scientifica. Le risposte non sono state esaurienti.

Quindi in sostanza ieri sera la platea ha assistito all'esposizione di una serie di ipotesi, rispettabili perchè avanzate da eminenti esperti accademici, ma non supportate da dati analitici certi,  che non hanno convinto nessuno. Il consigliere di minoranza di Grizzana Morandi Mirco Baldi ha anche detto di non credere alle argomentazioni, effettivamente deboli, prodotte dagli esperti, e di temere, nonostante le rassicurazioni, per la salute dei lavoratori e dei residenti.  

Per la cronaca va infine sottolineato che il presupposto utilizzato nelle dichiarazioni degli esperti ieri sera, e cioè che il problema amianto nelle zone di scavo delle gallerie della Variante è ben noto e monitorato dal 2006, è esattamente contrario a quanto dichiarato nel precedente incontro del 23 maggio. Quella sera, gli esperti di ARPA e USL intervenuti avevano sempre sostenuto di non essere mai stati a conoscenza dell'esistenza di amianto o anche solo di ofioliti (minerali che potrebbero contenerlo) in queste zone. Queste affermazioni sono smentite, oltre che da quanto dichiarato da SPEA ieri sera, anche dallo studio, pubblicato dalla stessa Arpa Regionale nel 2004, sulle Pietre verdi (ofioliti), dal quale risulta che tutta l'area compresa attorno alle aree di scavo della Variante è ricchissima di affioramenti ofiolitici. Su questo tema si veda il post http://unaideadiappennino.blogspot.it/2013/05/amianto-sul-lungo-setta-uno-studio-di.html.

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