venerdì 18 ottobre 2013

Presenze turistiche a Lizzano in Belvedere: -53% di stranieri e -14% di italiani nei primi 8 mesi del 2013. Vanno bene Bologna, l'Imolese e la Val Samoggia

Lizzano in Belvedere, foto Luciano Marchi
A poche settimane di distanza dall'apertura della stagione invernale, gli operatori turistici di Lizzano dovranno tentare una difficile rimonta, per non archiviare il 2013 come uno degli anni peggiori da molti decenni a questa parte. 
Nei primi 8 mesi del 2013, da gennaio ad agosto, sia le presenze che gli arrivi di turisti presentano numeri in flessione sul dato generale (italiani più stranieri), con un crollo preoccupante del 53% sul 2012 per le presenze di  stranieri, come si vede dai numeri:


2012                      2013

                                     3.705                    1.740    (-53,04% di presenze)
                                  937                       634    (-32,34% di arrivi).

La perdita in valore assoluto di presenze di stranieri si è ridotta, anche se di pochissimo, nel mese di agosto. A luglio la percentuale della flessione era infatti vicina al 60%. Ma anche il calo delle presenze degli italiani fa riflettere: se nei primi 8 mesi 2012 furono 41.242, nello stesso periodo 2013 sono scese a 35.469 (-14%, cioè in valori assoluti una perdita di quasi 5.800 presenze). Questi risultati non sono però minimamente imputabili alla crisi, ma hanno cause interne legate alla gestione locale delle risorse turistiche, e forse ad una promozione non adeguata. 

A dimostrarlo sono i numeri totalizzati nell'intera provincia di Bologna, che grazie anche agli stranieri convogliati da Ryanair (e da altri vettori low cost) ha potuto tenere il passo del 2012 quanto a presenze totali (2.189.085 nel 2013, contro 2.196.004, appena -0,41%). Sono state 939.620 le presenze di stranieri nei primi 8 mesi 2013, con un guadagno del 10,82% sul 2012, quando furono 847.890. Come si vede, l'aumento degli stranieri ha compensato quasi del tutto il calo di presenze degli italiani (scesi a 1.249.465 da 1.350.114: -7,45%). Quindi abbiamo che Lizzano vede dimezzarsi gli stranieri (salvo inversioni di tendenza nei restanti 4 mesi del 2013, con la stagione sciistica che partirà il 7 dicembre) mentre questi ultimi sono cresciuti di 92.000 unità nell'intera provincia (parlando sempre di presenze).

A fare la parte del leone è stata Bologna, che ha registrato da sola 1.378.991 presenze (ital.+stranieri) in questi primi 8 mesi contro 1.277.722 del 2012 (più di 100.000 presenze in più, pari a +7,93%). Ancora meglio la performance di Imola, che da 104.323 presenze (2012) balza a 116.417 nel 2013 (+11,59%).
Perfino la Valle del Samoggia segna numeri da record: nel 2013 ha già registrato 8.726 presenze contro 2.139 del 2012. Gli stranieri che si sono fermati nella Valle del Samoggia sono stati 5 volte quelli venuti a Lizzano, mentre appena l'anno scorso visitava la Valle del Samoggia un numero di turisti pari a poco più della metà di coloro che venivano a Lizzano! Mentre calano arrivi e presenze di italiani, il 2013 ha dunque visto un boom di stranieri, cresciuti in tutta la provincia anche come arrivi: da 398.508 a 462.448 (+16,04%). Di questo boom Lizzano non ha saputo minimamente approfittare, anzi ha perso quasi 2.000 dei 3.705 stranieri che si erano fermati nel 2012.


Il gioco d’azzardo, terza industria per fatturato del Paese

Sarebbero almeno  10mila in Emilia-Romagna i giocatori ad alto rischio di dipendenza, con oltre 800 persone seguite dai SerT (Servizi per le dipendenze patologiche delle Aziende Usl). Questi dati, di fonte CNR e IPSAD, sono stati diffusi lo scorso maggio nell’incontro col quale la Regione Emilia-Romagna ha accolto l’invito dell’ANCI e combattere questa piaga sociale. ANCI e LEGAUTONOMIE dell’Emilia-Romagna hanno recentemente dato vita al Coordinamento Regionale degli Amministratori dell’Emilia-Romagna per contrastare il gioco d’azzardo. Nell’ambito di tale impegno si rinnova l’invito ai Comuni ad aderire al Manifesto dei Sindaci contro il gioco d’azzardo. Va detto però che, a tutt’oggi, tale invito è stato abbastanza snobbato da moltissimi sindaci. Secondo quanto pubblica il sito http://www.scuoladellebuonepratiche.it/, in Emilia-Romagna sono ancora pochissimi i sindaci che hanno firmato il manifesto, e nel territorio della provincia sud di Bologna si contano sulle punte delle dita: Sasso Marconi, Bazzano, Casalfiumanese, Castel del Rio, Castelguelfo e Castel S.Pietro Terme. Non hanno ancora aderito né Bologna, né alcuno dei comuni delle Cinque Valli, come neppure del Medio e Alto Reno. E’ noto del resto che moltissimi apparecchi sono installati in locali pubblici che, avendo poco giro d’affari, sopravvivono grazie agli incassi delle giocate, alimentando però i fenomeni di dipendenza.
Nel frattempo la Regione Emilia-Romagna, in attesa che dal Governo arrivi una legge capace di regolamentare, arginare, e se possibile ridurre la proliferazione di giochi d’azzardo di ogni tipo, si è dotata, unica in Italia, di una Legge regionale, la n. 5 del 4 luglio 2013, che prova a contrastare il fenomeno. Nell’ambito delle sue limitate prerogative, la Regione ha stabilito che i Comuni possono dettare previsioni urbanistico-territoriali in ordine alla localizzazione, alle strutture e alle dimensioni delle sale da gioco. Un articolo della legge prevede che il personale operante nelle sale da gioco sia tenuto a frequentare corsi di formazione predisposti dalle AUSL sui rischi del gioco patologico e sulla rete di sostegno. Inoltre, all'interno delle sale da gioco, i gestori sono tenuti ad esporre: un test di verifica, predisposto dalla Ausl competente per territorio, per una rapida autovalutazione del rischio di dipendenza, e i depliant informativi riguardo la disponibilità dei servizi di assistenza. L'inosservanza delle disposizioni è punita con sanzioni amministrative da 6.000 a 10.000 euro applicate dall'Ausl territorialmente competente.  I proventi sono destinati al finanziamento dei piani di zona di ambito distrettuale.  Infine, la legge ha istituito il marchio regionale "Slot freE-R", che viene rilasciato dalla Regione agli esercenti di esercizi commerciali e ai gestori dei circoli privati che scelgono di non installare nel proprio esercizio le apparecchiature per il gioco d'azzardo. Ai  Comuni viene invece raccomandato di istituire un pubblico elenco degli esercizi in possesso del marchio "Slot freE-R".
Ma se i comuni non deliberano le limitazioni previste dalla legge, non ne accolgono le raccomandazioni, specie sulla localizzazione delle sale e nell’istituzione dell’Albo "Slot freE-R", anche la legge è inutile.

Secondo un documento prodotto l’anno scorso dalla XII Commissione Affari Sociali della Camera, il fatturato totale del gioco d’azzardo nel 2011 ha sfiorato gli 80 miliardi di euro, dai quali lo Stato ha guadagnato 8,8 miliardi. La spesa annua pro-capite è impressionante, 1.200 euro, con circa 2 milioni di persone, su 30 milioni dedite abitualmente al gioco d’azzardo, a rischio dipendenza. Se la stima dei tossicodipendenti è di 393.000 persone, quella fatta per i dipendenti cronici del gioco è pari almeno al doppio, secondo dati forniti dall’Associazione Libera di Don Ciotti. Infine circa 400.000 sono gli apparecchi censiti nei bar e nelle sale giochi in tutta Italia. A trainare il settore dei giochi sarebbero stati, nel 2011, le Newslot e le Vlt (Video lottery terminal), che da sole avrebbero incassato 41,6 miliardi, pari al 54,4%, seguite a distanza da Lotto e Lotteria, con 19,4 miliardi di euro, pari al 25,3% del totale. Il gioco d’azzardo è ormai diventata la terza industria italiana per fatturato e ha ormai raggiunto costi altissimi e insopportabili perché sta rovinando migliaia di famiglie, senza considerare i numerosi suicidi. La dipendenza di molte persone è aumentata, persino per il gioco online, a causa della crisi economica. Molte famiglie povere tentano la fortuna giocando per disperazione e si impoveriscono sempre di più. Da anni è emerso che anche dietro il gioco legale è coinvolta la criminalità organizzata, con la mafia in prima fila. 

venerdì 11 ottobre 2013

Crescono gli incidenti stradali con animali selvatici Ecco come comportarsi e in quali casi è opportuno o possibile chiedere i danni.

Gli ultimi mesi hanno visto una vera strage di animali, oltre ad una crescente apprensione degli utenti delle strade, coinvolti in un numero elevatissimo di incidenti per i quali non verranno rimborsati da nessuno. Che succede quando si investe un capriolo, un daino, un cervo o un cinghiale? Prima di tutto ci si resta male per l’animale, che credendo di poter vivere libero nel suo territorio non aveva fatto i conti con il traffico stradale. Poi ci si resta male di nuovo appena si scopre che nessuno rifonderà i danni al mezzo, sia esso una moto, un’autovettura o altro, come pure gli eventuali danni alle persone. Infatti, tranne nel caso in cui l’utente non abbia un’assicurazione kasco (ma spesso anche qui ci sono limitazioni), egli dovrà riparare i danni provocati al mezzo a sue spese. In rari casi, quando si può dimostrare che l’animale non era evitabile, specie se colpisce il veicolo sulla fiancata, anziché frontalmente, si può tentare di chiedere un risarcimento alla Polizia Provinciale. Ecco un vademecum che abbiamo approntato per fronteggiare queste situazioni.
Ho investito un cervo: che faccio?
Stai guidando e improvvisamente un animale esce dalla boscaglia. Non facendo in tempo a evitarlo, lo investi in pieno. L’animale ora giace in mezzo alla strada più morto che vivo e anche la tua macchina non sta benissimo: che fare? Allora, innanzitutto, bisogna tenere presente che la legge impone di prestare soccorso agli animali feriti in seguito all’impatto con autoveicoli. Prestare soccorso non significa cercare di curare l’animale in qualche modo, ma allertare il prima possibile chi ha le competenze per farlo. Per questo, la provincia di Bologna ha attivato un servizio di recupero animali grazie alla collaborazione con il “Centro tutela e ricerca fauna esotica e selvatica Monte Adone” (051/847600), che è attivo 24 ore su 24. Nel caso di animali pericolosi - ungulati, tassi, volpi, istrici e lupi - un operatore del Centro ti raggiungerà sul luogo dell’incidente. Quindi, prima di telefonare, cerca di fare mente locale per essere in grado di spiegare approssimativamente dove ti trovi. Se invece il tuo veicolo ha urtato un animale di dimensioni più piccole - come un riccio o un passerotto - toccherà a te portarlo al Centro Monte Adone (Via Brento 9 - 40037 Sasso Marconi), magari dopo averlo messo in una scatola per tranquillizzarlo. Dopo aver prestato soccorso all’animale, se desideri essere risarcito dei danni che il tuo veicolo ha subìto, puoi telefonare all’Unità operativa Assicurazioni del Servizio Provveditorato (051/6598491).

Nel caso la provincia di Bologna ritenga di avere qualche responsabilità, verrai risarcito dei danni che il tuo veicolo ha riportato in seguito all’urto con l’animale. Se l’incidente è avvenuto su una strada provinciale, in determinati casi si viene risarciti, a meno che non fosse presente l’apposita segnaletica “attraversamento animali”. Se invece è avvenuto su una strada comunale, mai. A chi inviare la richiesta di risarcimento dei danni? Direttamente alla Provincia, via Zamboni 13, 40126 Bologna. L’U.O. Assicurazioni del Provveditorato passerà la pratica alla compagnia assicurativa che nominerà un perito per verificare il danno e la dinamica dell’incidente.            (Elena Baldi)

Lo abbiamo chiesto alla Provincia: quanti sono gli incidenti con animali sulle strade? Risposta: boh?

Che dimensioni ha il problema dei sinistri stradali che coinvolgono animali selvatici sulle strade del territorio provinciale? Esistono dati? Per cercare di scoprirlo ci siamo rivolti alla Polizia Provinciale, uno dei tanti corpi di Polizia creati per dare una mano ai cittadini a vigilare e a mantenere l’ordine. Il Corpo è organizzato in 8 Zone Operative, di cui 3 includono territori della montagna: Zola Predosa, Montorio-Monzuno e Silla-Porretta Terme. A queste si aggiungono altre 5 Zone di pianura. Inoltre dispone di altre 2 Unità Operative: la Polizia Ambientale e l’Unità Operativa stradale, in pratica quella che gestisce gli autovelox. Il tutto è posto sotto l’alto comando di Maria Rosaria Sannino, che risponde a sua volta direttamente a Beatrice Draghetti, Presidente della Provincia con delega alla Polizia Provinciale.
Per affrontare il problema costituito dal numero crescente di animali che, liberi di girare dove vogliono, causano un gran numero di sinistri sulle strade, oltre che alla produzione agricola - con costi per i risarcimenti che alla fine sono sostenuti sempre dai cittadini stessi, e solo in parte dai cacciatori - ci siamo rivolti in prima battuta ad uno degli uffici di zona, quello di Montorio. Qui un agente molto gentile, che ci ha ricevuto nelle ore di ricevimento al pubblico che sono al giovedì pomeriggio, ci ha informato che non sono disponibili dati sugli incidenti della sua zona e che tali dati vanno richiesti al Comando Provinciale. Prima di spedire una mail di richiesta, abbiamo telefonato, il lunedì mattina seguente, per avere conferma del fatto che la mail di richiesta andasse spedita al Comandante in persona. Ci è stato detto che, per fornire dati alla stampa, al Comandante sarebbe servito qualche giorno, e che saremmo stati richiamati comunque entro la settimana. Arrivato il venerdì senza avere riscontri, abbiamo richiamato per spiegare, ad altra persona della segreteria del Comando, che eravamo in attesa dei dati. Ci è stato detto che l’istanza era stata riferita alla Comandante e di inviare intanto una mail. Cosa che abbiamo fatto. Al martedì seguente, non avendo avuto nessuna risposta alla mail, con cui chiedevamo anche di sapere quale comportamento deve tenere un automobilista investito o che investe animali selvatici, abbiamo ritelefonato. Ci è stato detto che la Comandante è spesso fuori per motivi di servizio e che i dati richiesti sarebbero stati trasmessi appena disponibili.
Quindi dopo 12 giorni di richieste e di attese non abbiamo in mano nulla. Questo può significare due cose: che la Polizia Provinciale ha un organico male organizzato o insufficiente oppure che questi dati non li ha. Se erano infatti in un data base era semplice fare un copia-incolla… Al contrario, la Polizia è efficientissima nel notificare multe con l’autovelox che portano soldi alle esangui casse pubbliche. L’autovelox posto sulla S.P. 569 di Vignola, in particolare, da quanto ci risulta, è un vero e proprio bancomat per la Provincia. Molte delle multe spedite riguardano il superamento del limite dei 90 Km/h di appena 1 o 2 Km

Un'Idea di Appennino n. 25 Ottobre 2013 è on line

Mentre le copie stampate sono in distribuzione sul territorio, è possibile sfogliare e leggere on line il nuovo notiziario di Ottobre 2013: www.unaideadiappennino.it.