domenica 13 luglio 2014

Corno alle Scale, negato a Biagi il rinnovo per altri 4 anni. C’è già un preaccordo con altro gestore politicamente gradito a Ente Parco e Regione? Se c’è, non è Zaccanti

Lo scorso 2 luglio si è deciso di andare ad una nuova gara, e di non rinnovare alla Hr di Luigi Biagi l’opzione per altri 4 anni, che sarebbe scattata dal 1 novembre prossimo. Da noi contattato il primo luglio, Biagi ci aveva detto “Non intendo rinunciare alla gestione degli impianti per i prossimi 4 anni”. Ma così non è stato.  “Da mesi  sto aspettando che l’ente Parco e la Regione diano il via ai lavori per rifare l’impianto Cavone-Rocce. So che è finanziato e sarà il caso che i lavori partano se vogliamo aprirlo il prossimo inverno”, aveva aggiunto Biagi al telefono. L’impianto ha  infatti ormai 30 anni e va rifatto per superare i collaudi. Ma è vero, avevamo chiesto a Biagi, che Parco e Regione potrebbero fare un nuovo bando a luglio per affidarsi ad un nuovo gestore? “Ci sono in corso delle trattative”, aveva risposto Biagi, “ma credo che questa sarebbe la scelta peggiore per tutti, perché dubito che qualche altro gestore prenda a mano una patata bollente come questa. Inoltre io ho messo due milioni di tasca mia per tenere efficienti gli impianti e vorrei che la cosa mi venisse riconosciuta…”. Vista la piega presa dai fatti, la cosa non gli è stata riconosciuta. Ma se il bando uscisse, lei si presenterebbe con un’offerta? “Vedremo. Ripeto ci sono delle trattative aperte ed è in particolare l’ente Parco che sta bloccando tutto. Io chiedo solo di potere andare avanti e di garantire l’efficienza degli impianti. Ognuno si assumerà le sue responsabilità”. Questa era la fotografia al 1 luglio scorso. Poi, il pomeriggio del 2 luglio, sono uscite le prime agenzie con la notizia del nuovo bando, annunciato per la metà di luglio. Ora si dovranno fare le cose di corsa, e questo non è mai un bene. C’è ad esempio la questione della vendita pre-stagionale degli abbonamenti, che non si sa se verrà fatta e da chi. Non basta infatti che siano presentate offerte al bando di gara. Chiunque sarà il gestore, vorrà garanzie sui lavori urgenti per rifare la Cavone-Rocce. E se i lavori saranno fatti durante l’estate, questa sarebbe la prova che Biagi è stato volutamente boicottato e fatto fuori.

Che la vicenda sia complicata, dalle parti di Lizzano lo sanno tutti. Anche Giovanni Zaccanti, l’imprenditore di Gaggio che ebbe in gestione gli impianti per 7 anni e che qualcuno vorrebbe ancora interessato a riprendersela, sembra poco interessato al nuovo bando di gara.  “Io sto ancora pagando un mutuo per gli impianti che rifeci quando ebbi la gestione qualche anno fa. Ho un contenzioso aperto con la Regione per queste spese che mi sono accollato…”. Quindi non smentisce le voci di un suo interessamento a tornare a gestire la stazione sciistica? “Non confermo e non smentisco niente. Dico solo che vorrei risolvere il contenzioso prima di tutto. Ora sono fuori per lavoro e non posso aggiungere altro”. Sul possibile ruolo che potrebbe giocare Zaccanti, anche Luigi Biagi si era dichiarato  scettico: “Io gli ho parlato e non mi è sembrato molto interessato a riprendersi la gestione degli impianti del Corno. Credo che l’unica possibilità concreta, se non si vuole rischiare di lasciare il Corno senza un gestore, sia accordarsi con me. Andare ad un nuovo bando sarebbe un salto nel buio”. Ora il “salto nel buio”, per usare le parole di Biagi, è stato fatto. Ed anche se il neo-sindaco di Lizzano Elena Torri ed il presidente del Parco Ceccoli gettano acqua sul fuoco, la situazione si presenta alquanto incerta.

L’Alto Reno ha Saturno contro?

La strana concomitanza di due disgrazie: a Porretta quella delle Terme e al Corno quella degli impianti...
E’ stata una doppia brutta notizia quella ricevuta nei primi giorni di luglio da porrettani e lizzanesi: la Società delle Terme ha portato i libri in tribunale e l’Ente Parco ha revocato l’opzione - che doveva durare altri 4 anni - al gestore degli impianti sciistici, mettendo a rischio (anche se Ceccoli e Torri sono sicuri di no) la prossima stagione. Per chi ci crede, si potrebbe pensare ad una negativa congiunzione astrale. 

Ma senza scomodare Saturno, bestia nera dei seguaci degli oroscopi, ci sono cause precise che determinano le crisi, e queste cause precise sono più o meno sotto gli occhi di tutti. Tra Porretta e gli investitori che hanno rilevato la new-co delle Terme non è mai corso buon sangue. E questo è noto. Sul dispiacere per il fallimento della Società Terme di Porretta  prevale quasi la gioia di chi non vedeva l’ora che queste persone se ne andassero. Una certa dose di fatalismo fa dire a molti: “peggio di così non si poteva trovare. Chiunque arrivi sarà meglio di chi sta per andarsene”. Ma questo è un pensiero sbagliato. Anche se il management delle Terme non è mai entrato nel cuore dei porrettani, anche se ha fatto di tutto per rendersi antipatico, questo modo di pensare è sbagliato e non prospetta nulla di buono per chi verrà (se e quando verrà). Nessun imprenditore acquisterebbe sapendo di avere un ambiente ostile. Quanto invece all’Hr, l’Srl di Luigi Biagi che in questi ultimi 4 anni ha comunque garantito decorosamente lo svolgimento delle stagioni invernali al Corno, sarebbe opportuno che il presidente dell’Ente Parco Ceccoli (e la stessa neo-sindaco Elena Torri) spiegassero che cosa ha fatto di tanto grave l’attuale gestore per essere cacciato  in così malo modo. Per ora si sa solo di un debito di circa 100mila euro (un po’ meno secondo Luigi Biagi, che ammette debiti verso la Cooperativa). Ma a rileggere le dichiarazioni di Ceccoli, si afferma che “presto il debito rientrerà”. Infatti l’ente Parco ha già chiesto di incassare la fidejussione a suo tempo presentata da Biagi. Manca un pezzo della storia e sarebbe interessante se qualcuno la spiegasse. Frattanto l’Ente Parco ha diffidato Biagi dall’incassare per la vendita dei pass stagionali, che contratto alla mano doveva partire entro il 20 luglio. Biagi non ha digerito per niente quella che definisce senza mezzi termini “un’angheria ed una carognata”. Se Ceccoli, in accordo con il sindaco Elena Torri, ha deciso di far fuori Biagi per lanciarsi verso un bando che appare a molti avventuroso, farebbe bene a fornire dettagli, per convincere tutti che non lo è. In giro c’è infatti molta preoccupazione. Chi agisce a ragion veduta, non dovrebbe avere problemi a spiegare la scelta di interrompere un contratto, anche se può essere interrotto in assenza di mancanze del gestore. Facendo le cose in questo modo si fa pensare che la figura del nuovo gestore ci sia già e che un pre-accordo sia stato concluso sottobanco, alla faccia del bando.

Tornando alla vicenda del fallimento delle Terme, mentre Biagi non avrebbe mai voluto perdere il contratto come gestore, avendoci investito (dice) due milioni in quattro anni, Lapilli ha gettato la spugna portando i libri in tribunale. E lo ha fatto subito dopo aver dichiarato un esubero di 58 dipendenti. La Società delle Terme, lo ricordiamo, è la new-co che ha acquistato il Castanea con un mutuo di circa 7 milioni dalla bad-co in mano a Checcoli, che ha così ridotto la sua esposizione con la banca. Il fatturato della società fallita non supera i 4 milioni. Se il commissario liquidatore troverà un acquirente, questo dovrà sobbarcarsi solo un paio di milioni di perdite registrate nel triennio, forse anche meno se sono state ripianate dai soci. Ma soprattutto dovrà subentrare al mutuo di 7 milioni dell’Hotel ex Castanea. Difficilmente si farà carico di quegli esuberi, 58 ex lavoratori stagionali assunti qualche anno fa a tempo pieno, che sono un fardello insostenibile per chiunque amministrerà la società. Va anche ricordato che la proprietà delle sorgenti è della bad-co, anche se la concessione è stata data alla new-co. La bad-co ha 15 milioni circa di debiti ma ha un certo patrimonio immobiliare (Puzzola, Salus e Terme alte), che se oggi non rende niente, ed anzi costa da mantenere, un domani potrebbe riprendere valore. Cosa che sperano le banche creditrici dei 15 milioni, che hanno appunto gli immobili come garanzia. Non si può dunque escludere che dietro al fallimento ci sia una regia (lo stesso Checcoli?), visto che ogni anno deve ripianare le perdite in ragione  del 30% della quota detenuta, mentre per il 70% dovrebbe ripianare Lapilli. Chi rileverà la società fallita, quasi certamente confermerà i  58 esuberi, per riassumerne qualcuno solo come stagionale. Quanto all’albergo, nelle condizioni in cui si trova non farà mai il tutto esaurito, visto che il 70% delle 130 camere è da rifare.

mercoledì 2 luglio 2014

Impianti del Corno alle Scale: la società Hr di Luigi Biagi non li gestirà per i prossimi 4 anni. Ente Parco e Regione faranno un nuovo bando a metà luglio

I gatti della società Hr all'opera l'inverno scorso sulle piste
Da noi contattato stamattina al telefono, Luigi Biagi si è limitato a dire che tutto era nelle mani del Comune di Lizzano e del sindaco Elena Torri. Poi nel pomeriggio Elena Torri ha rilasciato questa dichiarazione alla DIRE: "I tempi sono forse un po' stretti, ma la stagione invernale al Corno alle Scale non e' a rischio. Il Comune sta aspettando il bando per il nuovo gestore che l'Ente parco pubblichera' a breve, credo intorno a meta' luglio. Ci sono tutti i tempi perche', chi desidera partecipare, lo faccia in modo da garantire la regolarita' della stagione invernale, che aprira' l'8 dicembre".
L'attuale gestore, la societa' Hr, che risulta in debito con l'Ente parco di circa 100.000 euro, termina il mandato il prossimo 31 ottobre. Quindi il nuovo gestore, gioco forza, subentrerebbe dall'1 novembre, avendo circa un mese di tempo per presentarsi pronto per la nuova stagione sciistica. "Io sono estremamente fiduciosa - afferma il sindaco di Lizzano - e il Comune fara' di tutto per garantire la regolarita' della stagione". La decisione dell'Ente parco di non rinnovare il contratto con la Hr "credo si basi su motivazioni oggettive. Credo che l'Ente e la Regione abbiano una seria intenzione di garantire una gestione solida e forte" del Corno alle Scale.
Tra i possibili partecipanti alla nuova gara torna a uscire il nome di Giovanni Zaccanti, l'imprenditore di Gaggio Montano che già in passato aveva gestito per 7 anni gli impianti del Corno. Da noi contattato nei giorni scorsi, Zaccanti si è limitato a dirre io sto ancora pagando un mutuo per gli impianti che rifeci quando ebbi la gestione qualche anno fa. Ho un contenzioso aperto con la Regione per queste spese che mi sono accollato…”.
Tale contenzioso, di cui non sono noti i particolari, potrebbe essere pregiudizievole per partecipare al nuovo bando di gara.
"Sara' un bando aperto e trasparente, a cui potranno partecipare tutti i soggetti che abbiano le carte in regola, che siano solventi verso vecchi impegni e che abbiano a cuore lo sviluppo del territorio e la salvaguardia dell'occupazione", ha infatti precisato il presidente dell'Ente Parco Ceccoli alla DIRE. Il parco spera cosi' di rassicurare cittadini, turisti e imprese sul futuro del Corno alle Scale. "Come gia' avvenuto nell'autunno dell'anno scorso per la stagione 2013-2014, che infatti si e' svolta regolarmente - ricorda Ceccoli - l'Ente parco lavora da tempo assiduamente, in collaborazione con la Regione, perche' anche la prossima stagione sciistica abbia luogo senza problemi, perche' ci e' nota l'importanza del Corno alle Scale per l'indotto economico della valle del Reno".

Fallimento annunciato per le Terme di Porretta. Ora lavoratori e sindacati sperano nell'esercizio provvisorio

Il Prof. Aspero Lapilli, azionista di maggioranza
della Società Terme di Porretta
Alla fine la società delle Terme di Porretta, ora controllata da Aspero Lapilli, che pochi mesi fa aveva estromesso il socio Lucio Di Biase arrivando a detenere il 70% delle quote, ha portato i libri in tribunale. Dopo che per tutta la giornata di ieri abbiamo inutilmente cercato di avere un contatto con l'interessato e con l'AD delle Terme Alessandra Sartini, dopo l'incontro dei soci avvenuto lunedì 30 giugno, l'unica dichiarazione  che spiega la situazione è quella arrivata oggi da parte di Ignazio Reina della Filcams-CGIL di Bologna: "siamo stati informati che la decisione è di portare i libri in tribunale e quindi andare al fallimento, ma con esercizio provvisorio". Già domani 3 luglio, al tavolo di crisi alla Provincia di Bologna, potrebbe esserci anche il curatore fallimentare scelto dal giudice. Dopo il comunicato Filcams-CGIL del 20 giugno scorso che aveva lanciato l'allarme sulla stagione estiva a rischio per le terme dell'appennino bolognese, si sarebbe ora giunti all'epilogo: il fallimento.
A far deflagrare la situazione era stata l'apertura della procedura di mobilità per 58 dipendenti dichiarati in esubero sui complessivi 79. "Con l'esercizio provvisorio - sottolinea Reina - abbiamo la speranza di poter fare la stagione". Tra l'altro l'esercizio provvisorio potrebbe essere compatibile con un allungamento di due mesi della cig che è possibile grazie agli accordi regionali sugli ammortizzatori firmati lunedì; una misura su cui il sindacato contava per aiutare a traghettare le Terme oltre l'estate.
In un'intervista esclusiva rilasciataci un mese fa e pubblicata sul numero di giugno del notiziario Un'Idea di Appennino, Aspero Lapilli ci aveva tra l'altro dichiarato che "le Terme non chiuderanno mai". Purtroppo i fatti sembrano smentirlo, ed ora tutto dipende dalla capacità del Tavolo di crisi aperto dalla Provincia di Bologna di reperire in tempi brevi nuova liquidità con l'ingresso di qualche nuovo socio. Ma con 25 milioni di debiti le Terme di Porretta non sembrano granchè appetibili ed il futuro della principale risorsa turistica di Porretta si profila alquanto incerto.