Da sinistra, Antonio Rubbi, Leone Sibani e Rocco di Torrepadula |
"Basta spendere, ora dobbiamo pensare tutti a come farla diventare remunerativa" Questo è in sintesi il messaggio lanciato da Leone Sibani, presidente della Fondazione Carisbo, ai tanti convenuti nella Sala del Conte Mattei alle 17 di oggi per conoscere il futuro della Rocchetta ormai restaurata (per due terzi).
Dopo avere speso 26,5 milioni tra acquisto e restauro (quest'ultimo costato 12 milioni più IVA solo di lavori, durati 8 anni), la Fondazione getta la spugna e passa la palla al territorio. Gli invitati, entrando nella sala, hanno trovato su ogni seggiola una copia (10 pagine e 23 articoli) dello Statuto, radatto dai legali di Carsbo, dell'Associazione Sostenitori della Rocchetta Mattei. Resta in bianco solo il valore delle quote, che saranno differenziate per persone fisiche e Società o Associazioni, Consorzi, Comuni, Regione, etc. "Scopo dell'incontro - è stato detto chiaramente e ribadito anche dai consiglieri Antonio Rubbi e Rocco di Torrepadula - era reperire un parterre di potenziali Soci, interessati a dare vita a questo nuovo organismo che dovrà "preservare, gestire e utilizzare" il complesso architettonico e paesaggistico della Rocchetta Mattei". Un "giocattolo" che solo per stare chiuso, ci è stato confidato, costerà non meno di 75mila euro all'anno. A questo importo va aggiunto il deterioramento continuo, che esige una manutenzione costante, oltre alle utenze, alle spese di funzionamento ed alle inevitabili imposte.
La sala gremita di sindaci e operatori culturali |
Tra le tante cose necessarie al funzionamento della Rocchetta, aggiungiamo noi, ce n'è anche una che non è la meno importante: servono almeno un ripetitore ed un gestore che si allacci per assicurare campo ai telefoni cellulari, che oggi come oggi sono isolati e muti. Immaginate un convegno internazionale in un posto dove i cellulari non funzionano? Tanto per rendere l'idea di quello che ancora serve per poterla utilizzare. Poi manca anche un parcheggio adeguato, che però si farà... E gli alberghi più vicini sono quelli di Porretta Terme...
Finisce così la rumba di progetti, proposte, idee più o meno credibili che in questi anni si sono accatastati sui tavoli della Fondazione, fino all'ultimo presentato poche settimane fa col timbro dell'Unione dei Comuni dell'Appennino Bolognese, che chiedeva di usare gratuitamente gli spazi della Rocchetta per progetti su fiabe, musica, grafica, etc.
Si chiude quindi per sempre la fase in cui Comuni, Proloco e Associazioni assortite si rivolgevano alla Fondazione-mucca da mungere, e si apre la fase del rilancio della Rocchetta con un Consiglio di gestione che sappia realizzare operazioni remunerative e in grado di autosostenersi. Occorrerà ripensare tutto da capo e saper ragionare in grande, perchè anche
solo puntare ad un pareggio di bilancio significa che dovranno esserci fatturati milionari per pagare costi di gestione e spese altrettanto milionarie.
Marco Palmieri, presidente e AD di Piquadro |
Eppure ancora oggi, dopo che era stato spiegato a tutti con grande franchezza quali sono gli obiettivi reali della Fondazione ("il sociale viene prima di tutto, per altre spese soldi non ce n'è più"), quasi come chi non capisce che è ormai inutile suggerire proposte finanziate dalla Fondazione, si sono susseguiti al microfono rappresentanti delle più disparate organizzazioni più o meno culturali, compresa la Direttrice della Soprintendenza al Museo Etrusco di Marzabotto, vantando titoli e idee per animare questo contenitore e proponendosi come gestori o come parti in causa. Dopo che i vertici al gran completo della Fondazione erano stati chiarissimi nel dire "vedetevela voi, noi la nostra parte l'abbiamo già fatta", uno dopo l'altro sono stati rivolti appelli alla Fondazione per promuovere forme di "disponibilità su base di volontariato" o anche "per titoli di merito" per partecipare alla gestione. Quello che Sibani ed altri hanno comunicato, era semplicemente che "all'uscita, chi fosse interessato ad entrare con qualche quota nell'Associazione che gestirà la Rocchetta può lasciare il suo nome, la mail e il telefono. Tra qualche mese, verso settembre, facciamo un'altra bella riunione e ne riparliamo. Voi metteteci i soldi e noi vi diamo la Rocchetta Mattei. Più chiaro di così! I tempi si profilano lunghi, anche perchè la bozza di statuto, modificabile sì, ma non troppo, prevede un'assemblea dei Soci ed un Consiglio di Amministrazione composto da 3/5 elementi, "non di più perchè quando si è in troppi a decidere poi non si decide niente". A questo punto si tratta di raccogliere non meno di qualche centinaio di migliaia di euro per costituire una dotazione finanziaria con cui l'Associazione potrà partire e avventurarsi a realizzare i primi progetti. Se questi falliranno, non sarà più la Fondazione a farsene carico ma i Soci che avranno finanziato l'Associazione. Ed il progetto del museo Ontani? Lo abbiamo chiesto a Fabio Roversi Monaco, che nove anni fa acquistando il castello con annessi e connessi diede il via, in nome e per conto della Fondazione Carisbo, all'avventura della Rocchetta Mattei e del suo rilancio. "Il Consiglio di amministrazione della Fondazione" è stata la sua risposta telegrafica "ha bocciato il mio progetto di un Museo-Ontani. C'era già tutto, l'artista che donava le sue opere e quant'altro. Ma non se ne farà più niente". Ora si vedrà se, come e quando potrà nascere un'Associazione che deciderà che cosa fare di questo contenitore. Le potenzialità non mancano, come non mancano, a parole, le professionalità, le capacità e la voglia. Si volta pagina e si riparte da zero, dunque. Ma questo pare adeguato ai tempi nuovi e idoneo a prefigurare l'unico futuro sensato e possibile, per un territorio affamato di turismo come il Medio Reno. Che "non è la Romagna, che ha una naturale inclinazione a ricevere e a coccolare il turista", come Sibani ha detto e ripetuto. Come dire che le capacità non si improvvisano e che ora la partita deve giocarsela il territorio in prima persona, chiamando a raccolta chi vuole starci e chi è pronto a scommettere sull'impresa. Perchè di impresa si tratta.