Primo Consiglio dell’Unione dell’Appennino

Solo i nove sindaci, qualche consigliere di minoranza e nessun
cittadino al Consiglio d'insediamento dell'Unione dell'Appennino Bolognese

L’incontro, a Vergato lo scorso 22 ottobre, ha avuto come grandi assenti i cittadini. All'Unione non aderiscono  Camugnano, Lizzano, Granaglione e Porretta.

L’insediamento del Consiglio dell’Unione dell’Appennino Bolognese, tenuto nella sala della Comunità Montana di Vergato, è avvenuto in sordina lo scorso 22 ottobre, a partire dalle ore 18. Alle 19 era già tutto finito. Presenti i 9 sindaci dei Comuni aderenti, oltre a qualche consigliere di minoranza, quello che poteva essere un momento di condivisione con i cittadini non è stato altro che un breve incontro formale tra addetti ai lavori. Neanche un cittadino si è preso il disturbo di intervenire. E’ un segno della distanza che separa questa nuova creatura burocratica dal mondo reale? Forse. Certamente risponde al basso profilo, scelto da chi ci amministra, nel tenere a battesimo, quasi di nascosto, questo nuovo organismo, nato sulle spoglie della Comunità Montana. Quest’ultima è stata invece sotterrata, si può dire, da viva, visto che era appena entrata a regime dopo il dimezzamento e lo smembramento delle CM fatto 5 anni fa. Accantonata per un momento la bagarre del “chi è dentro è dentro, chi è fuori è fuori” (sono 4 alla fine i Comuni che hanno disubbidito alla legge regionale, e tutti dell’Alto Reno), la nascita vera e propria è dunque avvenuta nell’indifferenza generale, compresa quella dei genitori: nessuno è stato mandato, né dalla Regione, a dire due parole di circostanza, né dalla Provincia, che ora ha altri problemi, essendo vicina l’ora della sua dissoluzione per lasciare posto alla “Città Metropolitana”. Con un discorso di cinque minuti (che forse sarebbe stato di due se non fossero stati presenti due giornalisti), la presidente della Comunità Montana nonchè sindaco di Vergato, Sandra Focci, ha introdotto la votazione per alzata di mano per eleggere il presidente del Consiglio: Salvatore Argentieri. Nessuna emozione particolare è stata tradita dal neoeletto Presidente del Consiglio dell’Unione, nel suo breve discorso di saluto. “Lo abbiamo scelto”, ha detto Sandra Focci prima di cedergli il posto, “perché è il sindaco del  comune più piccolo dell’Unione, Castel d’Aiano”. Invece Lisetta Tanari, nominata vicepresidente, “l’abbiamo scelta”, ha precisato sempre Focci, “perché è sindaco di un comune dell’Alto Reno, Gaggio Montano, che ha accettato di restare con noi nell’Unione”. Come dire: “chi sta con noi vince un premio”.

E chi sta fuori sarà punito? Certo, nella storia della Regione Emilia-Romagna non si ricordano altri casi di grave insubordinazione ad una legge regionale come è stato per questa travagliato parto dell’Unione. Quattro Comuni che non solo non riconoscono il dettato della legge, ma che anzi partono al contrattacco con esposti a TAR, Consiglio di Stato e Presidente della Repubblica, sono qualcosa di mai visto da quando la Regione nacque nel lontano 1970.

Il sindaco di Castel d'Aiano è stato
eletto Presidente del Consiglio

Eppure, un articolo del Carlino aveva preannunciato l’evento, ma senza riuscire a scalfire la crosta di indifferenza che separa i cittadini dai riti della politica. “C’è stato un evidente deficit di comunicazione” ha riconosciuto con onestà il sindaco di Marzabotto Romano Franchi, prendendo brevemente la parola. “Bisogna anche comunicare ai cittadini che cos’è l’Unione” ha ricordato. Poi Brunetti, sindaco di Castel di Casio, corteggiatissimo dalle parti di Porretta perché  restasse fuori dall’Unione, ha lanciato un preciso messaggio ai suoi colleghi dell’Alto Reno auspicando “che la Regione si ricordi che questa è l’unica Unione giuridicamente riconosciuta, non ce ne può essere un’altra”. E come potrebbe dimenticarselo? Infatti proprio la Regione sta già lavorando per stilare il temutissimo “decreto successorio”, quello che ripartirà i debiti accumulati dalla Comunità Montana, addebitando la quota parte ai 4 Comuni dissidenti. Il criterio usato, ha spiegato Focci, sarà quello di ripartire al 50% in base alla popolazione ed al 50% in base alla superficie territoriale. Quindi Camugnano (che è uno dei comuni più estesi) è avvisato… Ai 9 Comuni “ubbidienti” invece non verrà addebitato nulla: dei debiti si  farà carico la contabilità dell’Unione. Anzi, avranno qualche spicciolo dalla Regione, che non dimentica mai i suoi figli ubbidienti. Il primo impegno affrontato dal neonato Consiglio dell’Unione è stato poi, lo scorso 30 ottobre, un incontro in Regione con Lepida e Simonetta Saliera, per vedere come risolvere il primo ostacolo che si frappone tra l’esistenza dell’Unione ed i suoi ambiziosi compiti: il gap informatico. Ogni comune ha infatti un proprio sistema informatico, diverso da quello degli altri e quindi incapace di dialogare. Si tratta quindi ora di uniformare, come passo preliminare a tutto ciò che verrà dopo, i sistemi informatici, che detta così sembra facile, ma non lo è per niente. Intanto è costoso, non tanto e non solo in termini di acquisto di licenze per programmi, ma soprattutto in termini di stop operativo degli uffici, nei giorni in cui si dovrà  trasferire la grandissima quantità di dati archiviati (anagrafe, delibere, progetti urbanistici e tutta la sterminata produzione di ordinanze, permessi e documenti vari) dal vecchio sistema a quello nuovo, senza possibilmente perdere dati durante il passaggio. E’ facile prevedere che questo condizionerà, nei prossimi mesi, l’efficienza dei servizi ai cittadini, che potrebbero trovarsi di fronte uffici non operativi nei giorni in cui dovranno essere salvati e trasferiti i files sui computer.