domenica 24 novembre 2013

Unione dei Comuni, Patty Smith e "popolo bue"

Patty Smith. Nell'88 pubblicò l'album Dream of life,
contenente il brano People have the Power
Forse non è come canta Patty Smith in “People have the Power”, cioè “il popolo ha il potere”. Oppure lo ha, ma non lo esercita. E su una cosa Simonetta Saliera, la nostra Patty Smith locale della politica,  ha sicuramente ragione: il tempo per chiarirsi le idee sull’Unione dei Comuni c’è stato ed è già scaduto. Pensare adesso alle “specificità” dei diversi territori,  stipati dentro all’armadietto dell’Unione decisa a tavolino, non serve più. La vicepresidente della Regione ha ribaltato addosso agli amministratori locali, rei di non aver saputo accordarsi tra loro prima, la responsabilità per il decisionismo della Regione. Più del fatto se una certa Unione sarà a 9 o a 13, a 6 o a 4, colpisce l’assenza dei residenti nelle sedi del dibattito. Anche venerdì 22 novembre nella Sala Civica di Silla ce n’erano troppo pochi. Se anche questo non è la spia di uno scollamento tra istituzioni e cittadini,  come sostiene qualcuno, resta il disinteresse per una questione che, in fondo, è sì molto “tecnica”, ma cambierà molte cose nella vita di tutti. E qualcuno già rispolvera il concetto del “popolo bue”...
Al di là del fatto che il tempo è scaduto, se andiamo a vedere quali criteri ha applicato la Regione per decidere a tavolino la composizione delle Unioni, vediamo che non mancano argomenti deboli o un po’ forzati.
Primo tra tutti quello di  far coincidere per forza gli Ambiti ottimali con le Comunità Montane, o in mancanza coi Distretti sanitari. Il percorso verso l’Unione dei Comuni dell’Appennino Bolognese aveva anche visto affermarsi l’idea di un’Unione a 5 nell’Alto Reno e di una a 8 tra Medio Reno e valli del Setta-Sambro. Ma questi scenari   sono stati azzerati dalla Legge regionale, interessata soprattutto a ridurre il più possibile il numero di Unioni. Ad alcuni sindaci e consigli comunali questa imposizione proprio non è andata giù. Non votando lo Statuto dell’Unione a 13, hanno dato il via a piccole rivolte, fatte un po’ per rivendicare un certo decisionismo, un po’ accampando ragioni di “specificità” che possono apparire pretestuose. Ai casi di insubordinazione di Porretta, Granaglione, Camugnano e Lizzano, se ne aggiungono pochi altri in regione, e questo autorizza Saliera a pensare che in fondo i criteri individuati hanno tenuto. In realtà è ancora presto per dirlo.

Se infatti guardiamo qua vicino, nel confronto avviato dai sindaci sull’Unione a 6 che dovrebbe mettere assieme San Lazzaro e Ozzano con Loiano e Monghidoro, vediamo un’altra situazione che presto potrebbe incancrenirsi. Basta leggersi  le dichiarazioni dei sindaci coinvolti. “Siamo scesi” ha dichiarato Saliera “da 348 Comuni a 46 Ambiti ottimali con i quali rapportarci”.  Ma che cosa sarebbe successo se le maglie della legge fossero state più larghe? Probabilmente che gli Ambiti dai quali far nascere le Unioni sarebbero stati 50 o 60. Non era certo una catastrofe ai fini del “riordino amministrativo”, ma avrebbe sgonfiato molte tensioni ed eliminato la vendetta dei ricorsi al TAR. Adesso si profila l’impugnazione, già minacciata dal sindaco-avvocato di Porretta, dei decreti successori sulla quota di debiti della CM da accollarsi.  “Che cosa sarà un ricorso in più o in meno al TAR”, ha detto Saliera rispondendo ai sindaci dissidenti, “ne abbiamo già a centinaia…”. Già, tanto gli avvocati li paghiamo noi. Ma se ad esempio il criterio di fare una sola Unione da una Comunità Montana preesistente venisse rimosso, ciò non metterebbe in crisi l’obiettivo del “riordino”. Avremmo 60 Unioni anziché 46, ma che cosa cambierebbe? Niente. Quindi tanta cocciutaggine nel difendere il modello della L.R. 21 quasi fosse perfetto ci pare fuori luogo. Tutto si potrebbe risolvere con qualche emendamento. Del resto, il vero obiettivo, promosso anche dalla legge statale, è quello delle fusioni tra Comuni, non certo quello delle Unioni.  Le Fusioni sono Famiglie, le Unioni sono Tribù. E’ scontato che nelle Unioni si riproporranno gli scenari delle Comunità Montane, in cui i processi per mettere assieme   gestioni associate andranno avanti per anni. Il paradosso è infatti che, anche là dove il lavoro fatto da una Comunità Montana è stato buono, come nel caso della CM Valli Savena e Idice, dove Monghidoro, Loiano, Pianoro e Monterenzio avevano messo assieme una dozzina di servizi, ora è tutto da rifare, per fare posto a due mega-comuni come San Lazzaro e Ozzano. E’ ovvio che due Comunoni che assieme fanno 45.000 abitanti vorranno porre le loro condizioni a 4 Comunelli che non arrivano a farne la metà: come dire cinque anni di lavoro già fatto dagli uffici della CM di Pianoro da buttare via. Ben diverso è se 2, o anche 5 comuni (come in Val Samoggia dal 1 gennaio 2014) si fondono.  Qui mettono tutto “in comune”, non solo tre o quattro gestioni associate. Il processo di fusione ha tappe più necessarie e veloci di quello dell’Unione, e nella legge del “riordino” sarebbe stato opportuno incentivare di più questa soluzione, restando più flessibili sul “chi va con chi” e sui confini delle Unioni. Come abbiamo già detto, questo “riordino” lo si sta calando dall’alto tra l’indifferenza dei cittadini. Che però saranno i primi a lamentarsi se qualcosa andrà storto. Ma oggi sono troppo distratti dalla lotta contro la crisi e da una burocrazia sempre più soffocante e contraddittoria, fatta di norme che si accavallano e si aggrovigliano al punto cha spesso è impossibile rispettarle tutte. E lo scenario prossimo dipinto da Saliera, di quando “il Catasto centralizzato e digitalizzato messo a punto dalle Unioni ci dirà tutto di ogni singola abitazione, di chi ci abita, di come è messa, quanto è grande, quali possibilità offre per essere ristrutturata”,  è troppo uguale al Grande Fratello di Orwell, in cui il potere di chi ci amministra sa tutto di ciascun suddito per controllarlo, spremerlo meglio e cavargli fuori fino all’ultima goccia di sangue. E’ questo  che separa sempre di più la casta di chi ci comanda dalla categoria degli “sfigati”, le persone normali, quelle che fanno il PIL del Paese, rassegnate da sempre ad adeguarsi, pagare e ubbidire.  

1 commento:

marco ha detto...

god company e bad company come alitalia e cai?