La strana concomitanza di due disgrazie: a Porretta quella delle Terme e al Corno quella degli impianti...
E’ stata una doppia brutta notizia quella ricevuta nei primi
giorni di luglio da porrettani e lizzanesi: la Società delle Terme ha
portato i libri in tribunale e l’Ente Parco ha revocato l’opzione - che doveva
durare altri 4 anni - al gestore degli impianti sciistici, mettendo a rischio
(anche se Ceccoli e Torri sono sicuri di no) la prossima stagione. Per chi ci
crede, si potrebbe pensare ad una negativa congiunzione astrale.
Ma senza
scomodare Saturno, bestia nera dei seguaci degli oroscopi, ci sono cause
precise che determinano le crisi, e queste cause precise sono più o meno sotto
gli occhi di tutti. Tra Porretta e gli investitori che hanno rilevato la new-co
delle Terme non è mai corso buon sangue. E questo è noto. Sul dispiacere per il
fallimento della Società Terme di Porretta
prevale quasi la gioia di chi non vedeva l’ora che queste persone se ne
andassero. Una certa dose di fatalismo fa dire a molti: “peggio di così non si
poteva trovare. Chiunque arrivi sarà meglio di chi sta per andarsene”. Ma
questo è un pensiero sbagliato. Anche se il management delle Terme non è mai
entrato nel cuore dei porrettani, anche se ha fatto di tutto per rendersi
antipatico, questo modo di pensare è sbagliato e non prospetta nulla di buono
per chi verrà (se e quando verrà). Nessun imprenditore acquisterebbe sapendo di
avere un ambiente ostile. Quanto invece all’Hr, l’Srl di Luigi Biagi che in
questi ultimi 4 anni ha comunque garantito decorosamente lo svolgimento delle
stagioni invernali al Corno, sarebbe opportuno che il presidente dell’Ente
Parco Ceccoli (e la stessa neo-sindaco Elena Torri) spiegassero che cosa ha
fatto di tanto grave l’attuale gestore per essere cacciato in così malo modo. Per ora si sa solo di un
debito di circa 100mila euro (un po’ meno secondo Luigi Biagi, che ammette
debiti verso la
Cooperativa ). Ma a rileggere le dichiarazioni di Ceccoli, si
afferma che “presto il debito rientrerà”. Infatti l’ente Parco ha già chiesto
di incassare la fidejussione a suo tempo presentata da Biagi. Manca un pezzo
della storia e sarebbe interessante se qualcuno la spiegasse. Frattanto l’Ente
Parco ha diffidato Biagi dall’incassare per la vendita dei pass stagionali, che
contratto alla mano doveva partire entro il 20 luglio. Biagi non ha digerito
per niente quella che definisce senza mezzi termini “un’angheria ed una
carognata”. Se Ceccoli, in accordo con il sindaco Elena Torri, ha deciso di far
fuori Biagi per lanciarsi verso un bando che appare a molti avventuroso,
farebbe bene a fornire dettagli, per convincere tutti che non lo è. In giro c’è
infatti molta preoccupazione. Chi agisce a ragion veduta, non dovrebbe avere
problemi a spiegare la scelta di interrompere un contratto, anche se può essere
interrotto in assenza di mancanze del gestore. Facendo le cose in questo modo
si fa pensare che la figura del nuovo gestore ci sia già e che un pre-accordo
sia stato concluso sottobanco, alla faccia del bando.
Tornando alla vicenda del fallimento delle Terme, mentre
Biagi non avrebbe mai voluto perdere il contratto come gestore, avendoci
investito (dice) due milioni in quattro anni, Lapilli ha gettato la spugna
portando i libri in tribunale. E lo ha fatto subito dopo aver dichiarato un
esubero di 58 dipendenti. La
Società delle Terme, lo ricordiamo, è la new-co che ha
acquistato il Castanea con un mutuo di circa 7 milioni dalla bad-co in mano a
Checcoli, che ha così ridotto la sua esposizione con la banca. Il fatturato
della società fallita non supera i 4 milioni. Se il commissario liquidatore troverà
un acquirente, questo dovrà sobbarcarsi solo un paio di milioni di perdite
registrate nel triennio, forse anche meno se sono state ripianate dai soci. Ma
soprattutto dovrà subentrare al mutuo di 7 milioni dell’Hotel ex Castanea.
Difficilmente si farà carico di quegli esuberi, 58 ex lavoratori stagionali
assunti qualche anno fa a tempo pieno, che sono un fardello insostenibile per
chiunque amministrerà la società. Va anche ricordato che la proprietà delle
sorgenti è della bad-co, anche se la concessione è stata data alla new-co. La
bad-co ha 15 milioni circa di debiti ma ha un certo patrimonio immobiliare
(Puzzola, Salus e Terme alte), che se oggi non rende niente, ed anzi costa da
mantenere, un domani potrebbe riprendere valore. Cosa che sperano le banche
creditrici dei 15 milioni, che hanno appunto gli immobili come garanzia. Non si
può dunque escludere che dietro al fallimento ci sia una regia (lo stesso
Checcoli?), visto che ogni anno deve ripianare le perdite in ragione del 30% della quota detenuta, mentre per il
70% dovrebbe ripianare Lapilli. Chi rileverà la società fallita, quasi
certamente confermerà i 58 esuberi, per
riassumerne qualcuno solo come stagionale. Quanto all’albergo, nelle condizioni
in cui si trova non farà mai il tutto esaurito, visto che il 70% delle 130
camere è da rifare.
Nessun commento:
Posta un commento