Da sinistra, Simonetta Saliera, vicepresidente della Regione, Sandra Focci, sindaco di Vergato, Romano Franchi, sindaco di Marzabotto ed Elisabetta Tanari, sindaco di Gaggio Montano |
Si aprono le prime buche lungo la strada tracciata dalla Regione per far nascere le Unioni dei Comuni. E chi la percorre rischia di finire nel fosso. Per quanto riguarda l'Unione dell'Appennino Bolognese, sono almeno 3 i Comuni che si sono ammutinati, tra i 13 che dovrebbero far parte dell'Unione. Se Porretta Terme e Granaglione avevano praticamente annunciato il proprio disaccordo, ad essi si è aggiunto anche Lizzano in Belvedere. I tre Comuni si sono ora dichiarati in totale rottura, respingendo lo Statuto dell'Unione, che doveva essere approvato dai rispettivi Consigli comunali entri il 24 giugno scorso. A questi dissidenti vanno aggiunti Camugnano e Castel d'Aiano, che hanno scelto di prendersi altro tempo prima di approvare lo Statuto, dove in effetti le questioni fissate sono tante e tali da prevaricare su molti aspetti la libera scelta dei Comuni stessi (vedi il nostro post del 22 giugno sulle novità introdotte dallo Statuto http://unaideadiappennino.blogspot.it/2013/06/unione-dei-comuni-dellappennino.html), che in alcuni casi si sentono addosso un vestito tagliato non proprio della misura desiderata. In effetti lo Statuto determina uno svuotamento di poteri dei Consigli comunali, rendendoli quasi del tutto irrilevanti per non dire inutili. Approvarlo significa abdicare a favore dell'Unione tutte le scelte qualificanti. E nel Consiglio dell'Unione siederanno solo 13 Sindaci (con doppio voto) e 13 Consiglieri di minoranza (con voto singolo). Gli stessi 3 Sub-ambiti previsti sembrano più un contentino per dare l'illusione ai tre gruppi di Comuni che ne faranno parte di avere una qualche autonomia.
"Lo Statuto è stato messo a punto dagli stessi sindaci", ci ha dichiarato Sandra Focci (sindaco di Vergato e Presidente della disciolta Comunità Montana Media e Alta Valle del Reno, n.d.r.) che abbiamo interpellato. Ma evidentemente ciò è stato fatto senza l'accordo unanime di tutti i Sindaci, se è vero che 3 Consigli comunali l'hanno bocciato ed altri 2 non l'hanno approvato nei tempi fissati.
La rottura sarebbe esplosa in tutte le sue implicazioni a seguito di un incontro tenuto dai Sindaci in Regione martedì 25 giugno alla presenza di Simonetta Saliera, vicepresidente della Giunta regionale e principale artefice della legge 21 che decreta la nascita forzata delle Unioni. Qui il disaccordo sull'iter imposto dalla Regione sarebbe venuto allo scoperto, stando ad alcune note diffuse al termine dell'incontro, che prendono atto dell'"ammutinamento" e riconoscono il sostanziale stallo nell'iter dell'Unione. Al tempo stesso, viene rimarcata la "forte volontà" degli altri 8 Comuni (Marzabotto, Vergato, Grizzana Morandi, Monzuno, San Benedetto Val di Sambro, Castiglione dei Pepoli, Castel di Casio e Gaggio Montano) di procedere verso l'Unione, in attesa che anche Camugnano e Castel d'Aiano sciolgano le proprie riserve e si aggiungano alla schiera degli "allineati".
Quello che al momento è evidente è che non è possibile chiedere a dei Consigli comunali, che sono organi deliberativi, di votare una scelta pre-confezionata dalla Regione, che suona come una vera e propria imposizione. Ricordiamo che il voto sul testo dello Statuto dell'Unione non prevede la possibilità di emendarlo neppure in parte. E l'iter di sottoporre al voto un testo da prendere "visto e piaciuto", come fosse una macchina usata, è alquanto inusuale. Anche se è stato messo a punto col contributo di alcuni sindaci. Il problema che sta prendendo forma in questi giorni è quello della legittimità dell'iter individuato dalla Regione per dare forma e sostanza alle Unioni, dando per scontato che tale iter potesse stare bene a tutti. Si sta verificando che così non è.
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