martedì 3 settembre 2013

Festival dell'Unità, assente il tema delle Unioni dei Comuni. Intervista a Simonetta Saliera: "L’organizzazione di un programma di un’iniziativa pubblica è di stretta competenza degli organizzatori..."

Non se ne parla abbastanza, ma è il tema più importante dal tempo della nascita delle Regioni in Italia. La legge regionale 21 rivoluzionerà il rapporto tra cittadini e istituzioni, e abbiamo chiesto a Simonetta Saliera, vicepresidente della Giunta regionale e “regista” del riordino istituzionale, di fare il punto della situazione. Ecco le domande e le sue risposte. D. Nel programma della festa provinciale dell'Unità, il tema "L.R. 21" su riordino amministrativo e Unioni dei Comuni è del tutto assente. Viene appena sfiorato il tema della Città metropolitana, il 9 settembre, con Draghetti, Manca e Merola. Eppure si tratta di una questione che tocca da vicino il futuro di tutti i territori della regione. Una svista degli organizzatori o una scelta dell'Amministrazione Regionale di tenere un basso profilo sull'argomento?
“L’organizzazione di un programma di un’iniziativa pubblica è di stretta competenza degli organizzatori. Al tema riordino sono state dedicate decine di dibattiti in iniziative pubbliche, Feste dell’Unità e altri incontri pubblici di vario orientamento politico, culturare, sindacale. La realizzazione della legge 21 e la delimitazione degli ambiti è il frutto di tre anni di serio confronto sul territorio, con i sindaci, con le parti sociali, con tutti i partiti, con associazioni di cittadini. Personalmente ho partecipato, da Piacenza a Rimini, a 150 incontri, di cui almeno una dozzina nella zona della Valle del Reno”.
D. I ricorsi a TAR e Consiglio di Stato di Camugnano sono stati affidati ad un esperto, già consulente della Regione, come l'Avv.to amministrativista Graziosi. Potrebbero mettere in crisi l'assetto e la portata della L.R. 21? Il modo in cui la nostra Regione ha tradotto i contenuti della legge nazionale non sono troppo rigidi?
La Regione ha approvato e sta applicando, in accordo con i Comuni e le parti sociali, una legge che ha come obiettivo quello di ridurre i costi di gestione liberando così risorse per i servizi alla persona, le politiche per il lavoro e le imprese, la cura del territorio. Veniamo da anni in cui, a partire dalla manovra varata dall’allora governo Berlusconi nel 2010, i trasferimenti statali alle Regioni, ai Comuni, alle Province, sono stati pressoché azzerati. In questo quadro la Regione e l’intero sistema degli Enti Locali si è fatta portatrice della necessità di fare di più con meno, riducendo i costi di gestione per garantire i servizi, gli sportelli sul territorio vicino alle persone. Il processo di riordino istituzionale che si sta facendo in Emilia-Romagna va proprio nella direzione di permettere ai Comuni di mantenere le risorse per i cittadini. Ho grande ammirazione per quei sindaci che accettano questa sfida perché confermano di avere a cuore prima di tutto la soluzione dei problemi dei loro concittadini”.
D. All'indomani dei ricorsi di Camugnano e Lizzano, è stata presentata una decina di emendamenti che "ammorbidiscono" la legge regionale. C'è un nesso tra le due cose o è solo un caso?

“Le modifiche sono frutto dell’intesa tra Giunta, Assemblea e sistema delle autonomie e permettono a quei Comuni che vogliono partire in un processo di Unione (nel rispetto dei vincoli regionali e nazionali tra cui quella di una sola Unione per Ambito) di partire. La Regione, con propri incentivi e sostegno anche tecnico, è al loro fianco perché crediamo fortemente in quello che ho provato a spiegare prima: da soli non si va più da nessuna parte, solo lo stare insieme può dare un futuro alle nostre comunità, specie quelle più fragili come può essere la nostra montagna a cui in questi anni abbiamo dedicato tanto affetto, tanta cura e tante risorse per superare le diseguaglianze rispetto alla pianura e assicurare a tutti i cittadini gli stessi diritti”. Saliera è certamente uno degli amministratori più attenti e preparati della nostra Regione. Ciò non toglie che la Legge 21 poteva essere concepita in modo più flessibile, lasciando a sindaci e cittadini maggiori spazi di scelta.

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