domenica 13 luglio 2014

Corno alle Scale, negato a Biagi il rinnovo per altri 4 anni. C’è già un preaccordo con altro gestore politicamente gradito a Ente Parco e Regione? Se c’è, non è Zaccanti

Lo scorso 2 luglio si è deciso di andare ad una nuova gara, e di non rinnovare alla Hr di Luigi Biagi l’opzione per altri 4 anni, che sarebbe scattata dal 1 novembre prossimo. Da noi contattato il primo luglio, Biagi ci aveva detto “Non intendo rinunciare alla gestione degli impianti per i prossimi 4 anni”. Ma così non è stato.  “Da mesi  sto aspettando che l’ente Parco e la Regione diano il via ai lavori per rifare l’impianto Cavone-Rocce. So che è finanziato e sarà il caso che i lavori partano se vogliamo aprirlo il prossimo inverno”, aveva aggiunto Biagi al telefono. L’impianto ha  infatti ormai 30 anni e va rifatto per superare i collaudi. Ma è vero, avevamo chiesto a Biagi, che Parco e Regione potrebbero fare un nuovo bando a luglio per affidarsi ad un nuovo gestore? “Ci sono in corso delle trattative”, aveva risposto Biagi, “ma credo che questa sarebbe la scelta peggiore per tutti, perché dubito che qualche altro gestore prenda a mano una patata bollente come questa. Inoltre io ho messo due milioni di tasca mia per tenere efficienti gli impianti e vorrei che la cosa mi venisse riconosciuta…”. Vista la piega presa dai fatti, la cosa non gli è stata riconosciuta. Ma se il bando uscisse, lei si presenterebbe con un’offerta? “Vedremo. Ripeto ci sono delle trattative aperte ed è in particolare l’ente Parco che sta bloccando tutto. Io chiedo solo di potere andare avanti e di garantire l’efficienza degli impianti. Ognuno si assumerà le sue responsabilità”. Questa era la fotografia al 1 luglio scorso. Poi, il pomeriggio del 2 luglio, sono uscite le prime agenzie con la notizia del nuovo bando, annunciato per la metà di luglio. Ora si dovranno fare le cose di corsa, e questo non è mai un bene. C’è ad esempio la questione della vendita pre-stagionale degli abbonamenti, che non si sa se verrà fatta e da chi. Non basta infatti che siano presentate offerte al bando di gara. Chiunque sarà il gestore, vorrà garanzie sui lavori urgenti per rifare la Cavone-Rocce. E se i lavori saranno fatti durante l’estate, questa sarebbe la prova che Biagi è stato volutamente boicottato e fatto fuori.

Che la vicenda sia complicata, dalle parti di Lizzano lo sanno tutti. Anche Giovanni Zaccanti, l’imprenditore di Gaggio che ebbe in gestione gli impianti per 7 anni e che qualcuno vorrebbe ancora interessato a riprendersela, sembra poco interessato al nuovo bando di gara.  “Io sto ancora pagando un mutuo per gli impianti che rifeci quando ebbi la gestione qualche anno fa. Ho un contenzioso aperto con la Regione per queste spese che mi sono accollato…”. Quindi non smentisce le voci di un suo interessamento a tornare a gestire la stazione sciistica? “Non confermo e non smentisco niente. Dico solo che vorrei risolvere il contenzioso prima di tutto. Ora sono fuori per lavoro e non posso aggiungere altro”. Sul possibile ruolo che potrebbe giocare Zaccanti, anche Luigi Biagi si era dichiarato  scettico: “Io gli ho parlato e non mi è sembrato molto interessato a riprendersi la gestione degli impianti del Corno. Credo che l’unica possibilità concreta, se non si vuole rischiare di lasciare il Corno senza un gestore, sia accordarsi con me. Andare ad un nuovo bando sarebbe un salto nel buio”. Ora il “salto nel buio”, per usare le parole di Biagi, è stato fatto. Ed anche se il neo-sindaco di Lizzano Elena Torri ed il presidente del Parco Ceccoli gettano acqua sul fuoco, la situazione si presenta alquanto incerta.

L’Alto Reno ha Saturno contro?

La strana concomitanza di due disgrazie: a Porretta quella delle Terme e al Corno quella degli impianti...
E’ stata una doppia brutta notizia quella ricevuta nei primi giorni di luglio da porrettani e lizzanesi: la Società delle Terme ha portato i libri in tribunale e l’Ente Parco ha revocato l’opzione - che doveva durare altri 4 anni - al gestore degli impianti sciistici, mettendo a rischio (anche se Ceccoli e Torri sono sicuri di no) la prossima stagione. Per chi ci crede, si potrebbe pensare ad una negativa congiunzione astrale. 

Ma senza scomodare Saturno, bestia nera dei seguaci degli oroscopi, ci sono cause precise che determinano le crisi, e queste cause precise sono più o meno sotto gli occhi di tutti. Tra Porretta e gli investitori che hanno rilevato la new-co delle Terme non è mai corso buon sangue. E questo è noto. Sul dispiacere per il fallimento della Società Terme di Porretta  prevale quasi la gioia di chi non vedeva l’ora che queste persone se ne andassero. Una certa dose di fatalismo fa dire a molti: “peggio di così non si poteva trovare. Chiunque arrivi sarà meglio di chi sta per andarsene”. Ma questo è un pensiero sbagliato. Anche se il management delle Terme non è mai entrato nel cuore dei porrettani, anche se ha fatto di tutto per rendersi antipatico, questo modo di pensare è sbagliato e non prospetta nulla di buono per chi verrà (se e quando verrà). Nessun imprenditore acquisterebbe sapendo di avere un ambiente ostile. Quanto invece all’Hr, l’Srl di Luigi Biagi che in questi ultimi 4 anni ha comunque garantito decorosamente lo svolgimento delle stagioni invernali al Corno, sarebbe opportuno che il presidente dell’Ente Parco Ceccoli (e la stessa neo-sindaco Elena Torri) spiegassero che cosa ha fatto di tanto grave l’attuale gestore per essere cacciato  in così malo modo. Per ora si sa solo di un debito di circa 100mila euro (un po’ meno secondo Luigi Biagi, che ammette debiti verso la Cooperativa). Ma a rileggere le dichiarazioni di Ceccoli, si afferma che “presto il debito rientrerà”. Infatti l’ente Parco ha già chiesto di incassare la fidejussione a suo tempo presentata da Biagi. Manca un pezzo della storia e sarebbe interessante se qualcuno la spiegasse. Frattanto l’Ente Parco ha diffidato Biagi dall’incassare per la vendita dei pass stagionali, che contratto alla mano doveva partire entro il 20 luglio. Biagi non ha digerito per niente quella che definisce senza mezzi termini “un’angheria ed una carognata”. Se Ceccoli, in accordo con il sindaco Elena Torri, ha deciso di far fuori Biagi per lanciarsi verso un bando che appare a molti avventuroso, farebbe bene a fornire dettagli, per convincere tutti che non lo è. In giro c’è infatti molta preoccupazione. Chi agisce a ragion veduta, non dovrebbe avere problemi a spiegare la scelta di interrompere un contratto, anche se può essere interrotto in assenza di mancanze del gestore. Facendo le cose in questo modo si fa pensare che la figura del nuovo gestore ci sia già e che un pre-accordo sia stato concluso sottobanco, alla faccia del bando.

Tornando alla vicenda del fallimento delle Terme, mentre Biagi non avrebbe mai voluto perdere il contratto come gestore, avendoci investito (dice) due milioni in quattro anni, Lapilli ha gettato la spugna portando i libri in tribunale. E lo ha fatto subito dopo aver dichiarato un esubero di 58 dipendenti. La Società delle Terme, lo ricordiamo, è la new-co che ha acquistato il Castanea con un mutuo di circa 7 milioni dalla bad-co in mano a Checcoli, che ha così ridotto la sua esposizione con la banca. Il fatturato della società fallita non supera i 4 milioni. Se il commissario liquidatore troverà un acquirente, questo dovrà sobbarcarsi solo un paio di milioni di perdite registrate nel triennio, forse anche meno se sono state ripianate dai soci. Ma soprattutto dovrà subentrare al mutuo di 7 milioni dell’Hotel ex Castanea. Difficilmente si farà carico di quegli esuberi, 58 ex lavoratori stagionali assunti qualche anno fa a tempo pieno, che sono un fardello insostenibile per chiunque amministrerà la società. Va anche ricordato che la proprietà delle sorgenti è della bad-co, anche se la concessione è stata data alla new-co. La bad-co ha 15 milioni circa di debiti ma ha un certo patrimonio immobiliare (Puzzola, Salus e Terme alte), che se oggi non rende niente, ed anzi costa da mantenere, un domani potrebbe riprendere valore. Cosa che sperano le banche creditrici dei 15 milioni, che hanno appunto gli immobili come garanzia. Non si può dunque escludere che dietro al fallimento ci sia una regia (lo stesso Checcoli?), visto che ogni anno deve ripianare le perdite in ragione  del 30% della quota detenuta, mentre per il 70% dovrebbe ripianare Lapilli. Chi rileverà la società fallita, quasi certamente confermerà i  58 esuberi, per riassumerne qualcuno solo come stagionale. Quanto all’albergo, nelle condizioni in cui si trova non farà mai il tutto esaurito, visto che il 70% delle 130 camere è da rifare.

mercoledì 2 luglio 2014

Impianti del Corno alle Scale: la società Hr di Luigi Biagi non li gestirà per i prossimi 4 anni. Ente Parco e Regione faranno un nuovo bando a metà luglio

I gatti della società Hr all'opera l'inverno scorso sulle piste
Da noi contattato stamattina al telefono, Luigi Biagi si è limitato a dire che tutto era nelle mani del Comune di Lizzano e del sindaco Elena Torri. Poi nel pomeriggio Elena Torri ha rilasciato questa dichiarazione alla DIRE: "I tempi sono forse un po' stretti, ma la stagione invernale al Corno alle Scale non e' a rischio. Il Comune sta aspettando il bando per il nuovo gestore che l'Ente parco pubblichera' a breve, credo intorno a meta' luglio. Ci sono tutti i tempi perche', chi desidera partecipare, lo faccia in modo da garantire la regolarita' della stagione invernale, che aprira' l'8 dicembre".
L'attuale gestore, la societa' Hr, che risulta in debito con l'Ente parco di circa 100.000 euro, termina il mandato il prossimo 31 ottobre. Quindi il nuovo gestore, gioco forza, subentrerebbe dall'1 novembre, avendo circa un mese di tempo per presentarsi pronto per la nuova stagione sciistica. "Io sono estremamente fiduciosa - afferma il sindaco di Lizzano - e il Comune fara' di tutto per garantire la regolarita' della stagione". La decisione dell'Ente parco di non rinnovare il contratto con la Hr "credo si basi su motivazioni oggettive. Credo che l'Ente e la Regione abbiano una seria intenzione di garantire una gestione solida e forte" del Corno alle Scale.
Tra i possibili partecipanti alla nuova gara torna a uscire il nome di Giovanni Zaccanti, l'imprenditore di Gaggio Montano che già in passato aveva gestito per 7 anni gli impianti del Corno. Da noi contattato nei giorni scorsi, Zaccanti si è limitato a dirre io sto ancora pagando un mutuo per gli impianti che rifeci quando ebbi la gestione qualche anno fa. Ho un contenzioso aperto con la Regione per queste spese che mi sono accollato…”.
Tale contenzioso, di cui non sono noti i particolari, potrebbe essere pregiudizievole per partecipare al nuovo bando di gara.
"Sara' un bando aperto e trasparente, a cui potranno partecipare tutti i soggetti che abbiano le carte in regola, che siano solventi verso vecchi impegni e che abbiano a cuore lo sviluppo del territorio e la salvaguardia dell'occupazione", ha infatti precisato il presidente dell'Ente Parco Ceccoli alla DIRE. Il parco spera cosi' di rassicurare cittadini, turisti e imprese sul futuro del Corno alle Scale. "Come gia' avvenuto nell'autunno dell'anno scorso per la stagione 2013-2014, che infatti si e' svolta regolarmente - ricorda Ceccoli - l'Ente parco lavora da tempo assiduamente, in collaborazione con la Regione, perche' anche la prossima stagione sciistica abbia luogo senza problemi, perche' ci e' nota l'importanza del Corno alle Scale per l'indotto economico della valle del Reno".

Fallimento annunciato per le Terme di Porretta. Ora lavoratori e sindacati sperano nell'esercizio provvisorio

Il Prof. Aspero Lapilli, azionista di maggioranza
della Società Terme di Porretta
Alla fine la società delle Terme di Porretta, ora controllata da Aspero Lapilli, che pochi mesi fa aveva estromesso il socio Lucio Di Biase arrivando a detenere il 70% delle quote, ha portato i libri in tribunale. Dopo che per tutta la giornata di ieri abbiamo inutilmente cercato di avere un contatto con l'interessato e con l'AD delle Terme Alessandra Sartini, dopo l'incontro dei soci avvenuto lunedì 30 giugno, l'unica dichiarazione  che spiega la situazione è quella arrivata oggi da parte di Ignazio Reina della Filcams-CGIL di Bologna: "siamo stati informati che la decisione è di portare i libri in tribunale e quindi andare al fallimento, ma con esercizio provvisorio". Già domani 3 luglio, al tavolo di crisi alla Provincia di Bologna, potrebbe esserci anche il curatore fallimentare scelto dal giudice. Dopo il comunicato Filcams-CGIL del 20 giugno scorso che aveva lanciato l'allarme sulla stagione estiva a rischio per le terme dell'appennino bolognese, si sarebbe ora giunti all'epilogo: il fallimento.
A far deflagrare la situazione era stata l'apertura della procedura di mobilità per 58 dipendenti dichiarati in esubero sui complessivi 79. "Con l'esercizio provvisorio - sottolinea Reina - abbiamo la speranza di poter fare la stagione". Tra l'altro l'esercizio provvisorio potrebbe essere compatibile con un allungamento di due mesi della cig che è possibile grazie agli accordi regionali sugli ammortizzatori firmati lunedì; una misura su cui il sindacato contava per aiutare a traghettare le Terme oltre l'estate.
In un'intervista esclusiva rilasciataci un mese fa e pubblicata sul numero di giugno del notiziario Un'Idea di Appennino, Aspero Lapilli ci aveva tra l'altro dichiarato che "le Terme non chiuderanno mai". Purtroppo i fatti sembrano smentirlo, ed ora tutto dipende dalla capacità del Tavolo di crisi aperto dalla Provincia di Bologna di reperire in tempi brevi nuova liquidità con l'ingresso di qualche nuovo socio. Ma con 25 milioni di debiti le Terme di Porretta non sembrano granchè appetibili ed il futuro della principale risorsa turistica di Porretta si profila alquanto incerto.

giovedì 12 giugno 2014

AAA Rocchetta Mattei Offresi. Oggi la Fondazione Carisbo ha riunito sindaci, industriali e operatori culturali per fare nascere un'Associazione che la prenda in gestione a suo completo rischio

Da sinistra, Antonio Rubbi, Leone Sibani e Rocco di Torrepadula
"Basta spendere, ora dobbiamo pensare tutti a come farla diventare remunerativa" Questo è in sintesi il messaggio lanciato da Leone Sibani, presidente della Fondazione Carisbo, ai tanti convenuti nella Sala del Conte Mattei alle 17 di oggi per conoscere il futuro della Rocchetta ormai restaurata (per due terzi).
Dopo avere speso 26,5 milioni tra acquisto e restauro (quest'ultimo costato 12 milioni più IVA solo di lavori, durati 8 anni), la Fondazione getta la spugna e passa la palla al territorio. Gli invitati, entrando nella sala, hanno trovato su ogni seggiola una copia (10 pagine e 23 articoli) dello Statuto, radatto dai legali di Carsbo, dell'Associazione Sostenitori della Rocchetta Mattei. Resta in bianco solo il valore delle quote, che saranno differenziate per persone fisiche e Società o Associazioni, Consorzi, Comuni, Regione, etc. "Scopo dell'incontro - è stato detto chiaramente e ribadito anche dai consiglieri Antonio Rubbi e Rocco di Torrepadula - era reperire un parterre di potenziali Soci, interessati a dare vita a questo nuovo organismo che dovrà "preservare, gestire e utilizzare" il complesso architettonico e paesaggistico della Rocchetta Mattei". Un "giocattolo" che solo per stare chiuso, ci è stato confidato, costerà non meno di 75mila euro all'anno. A questo importo va aggiunto il deterioramento continuo, che esige una manutenzione costante, oltre alle utenze, alle spese di funzionamento ed alle inevitabili imposte. 
La sala gremita di sindaci e
operatori culturali
Tra le tante cose necessarie al funzionamento della Rocchetta, aggiungiamo noi, ce n'è anche una che non è la meno importante: servono almeno un ripetitore ed un gestore che si allacci per assicurare campo ai telefoni cellulari, che oggi come oggi sono isolati e muti. Immaginate un convegno internazionale in un posto dove i cellulari non funzionano? Tanto per rendere l'idea di quello che ancora serve per poterla utilizzare. Poi manca anche un parcheggio adeguato, che però si farà... E gli alberghi più vicini sono quelli di Porretta Terme...
Finisce così la rumba di progetti, proposte, idee più o meno credibili che in questi anni si sono accatastati sui tavoli della Fondazione, fino all'ultimo presentato poche settimane fa col timbro dell'Unione dei Comuni dell'Appennino Bolognese, che chiedeva di usare gratuitamente gli spazi della Rocchetta per progetti su fiabe, musica, grafica, etc. 
Si chiude quindi per sempre la fase in cui Comuni, Proloco e Associazioni assortite si rivolgevano alla Fondazione-mucca da mungere, e si apre la fase del rilancio della Rocchetta con un Consiglio di gestione che sappia realizzare operazioni remunerative e in grado di autosostenersi. Occorrerà ripensare tutto da capo e saper ragionare in grande, perchè anche
Marco Palmieri,
presidente e AD
di Piquadro
solo puntare ad un pareggio di bilancio significa che dovranno esserci fatturati milionari per pagare costi di gestione e spese altrettanto milionarie.
Eppure ancora oggi, dopo che era stato spiegato a tutti con grande franchezza quali sono gli obiettivi reali della Fondazione ("il sociale viene prima di tutto, per altre spese soldi non ce n'è più"), quasi come chi non capisce che è ormai inutile suggerire proposte finanziate dalla Fondazione, si sono susseguiti al microfono rappresentanti delle più disparate organizzazioni più o meno culturali, compresa la Direttrice della Soprintendenza al Museo Etrusco di Marzabotto, vantando titoli e idee per animare questo contenitore e proponendosi come gestori o come parti in causa. Dopo che i vertici al gran completo della Fondazione erano stati chiarissimi nel dire "vedetevela voi, noi la nostra parte l'abbiamo già fatta", uno dopo l'altro sono stati rivolti appelli alla Fondazione per promuovere forme di "disponibilità su base di volontariato" o anche "per titoli di merito" per partecipare alla gestione. Quello che Sibani ed altri hanno comunicato, era semplicemente che "all'uscita, chi fosse interessato ad entrare con qualche quota nell'Associazione che gestirà la Rocchetta può lasciare il suo nome, la mail e il telefono. Tra qualche mese, verso settembre, facciamo un'altra bella riunione e ne riparliamo. Voi metteteci i soldi e noi vi diamo la Rocchetta Mattei. Più chiaro di così! I tempi si profilano lunghi, anche perchè la bozza di statuto, modificabile sì, ma non troppo, prevede un'assemblea dei Soci ed un Consiglio di Amministrazione composto da 3/5 elementi, "non di più perchè quando si è in troppi a decidere poi non si decide niente". A questo punto si tratta di raccogliere non meno di qualche centinaio di migliaia di euro per costituire una dotazione finanziaria con cui l'Associazione potrà partire e avventurarsi a realizzare i primi progetti. Se questi falliranno, non sarà più la Fondazione a farsene carico ma i Soci che avranno finanziato l'Associazione. Ed il progetto del museo Ontani? Lo abbiamo chiesto a Fabio Roversi Monaco, che nove anni fa acquistando il castello con annessi e connessi diede il via, in nome e per conto della Fondazione Carisbo, all'avventura della Rocchetta Mattei e del suo rilancio. "Il Consiglio di amministrazione della Fondazione" è stata la sua risposta telegrafica "ha bocciato il mio progetto di un Museo-Ontani. C'era già tutto, l'artista che donava le sue opere e quant'altro. Ma non se ne farà più niente". Ora si vedrà se, come e quando potrà nascere un'Associazione che deciderà che cosa fare di questo contenitore. Le potenzialità non mancano, come non mancano, a parole, le professionalità, le capacità e la voglia. Si volta pagina e si riparte da zero, dunque. Ma questo pare adeguato ai tempi nuovi e idoneo a prefigurare l'unico futuro sensato e possibile, per un territorio affamato di turismo come il Medio Reno. Che "non è la Romagna, che ha una naturale inclinazione a ricevere e a coccolare il turista", come Sibani ha detto e ripetuto. Come dire che le capacità non si improvvisano e che ora la partita deve giocarsela il territorio in prima persona, chiamando a raccolta chi vuole starci e chi è pronto a scommettere sull'impresa. Perchè di impresa si tratta.

martedì 20 maggio 2014

Vergato, scoppia la grana di Sanguineda a pochi giorni dalle elezioni

Si sono concluse le indagini sulla lottizzazione abusiva in un'area vincolata dove in vent'anni sono sorte 39 case e ville con piscina, tra cui quelle di alcuni vip.
“Si è conclusa l’indagine preliminare sugli abusi edilizi perpetuati in Appennino” informa oggi una nota del consigliere regionale Andrea Defranceschi. “E finalmente” prosegue la nota, “anche la Procura mi da’ ragione! Aspetto con fiducia che venga rinviato a giudizio chi ha permesso di edificare ville private in un’area protetta. 39 fra case, ville, villette e piscine costruite senza alcuna logica rurale, urbanistica o paesaggistica. Una vera e propria operazione di lottizzazione abusiva portata avanti con la complicità di tecnici, amministratori e sindaci che non solo non hanno impedito la costruzione di decine e decine di edifici, ma hanno altresì avvalorato l’illecita presunzione dei proprietari abusivi di aver diritto a tutte le opere di urbanizzazione necessarie. Un denuncia la mia – corredata da esposti – che mi è valsa una serie di querele da parte dei soggetti in questione, ma che ora, finalmente, sta per vedere il suo giusto epilogo.
In poco meno di vent’anni, uno degli ecosistemi più suggestivi del nostro Appennino è stato impunemente deturpato da nomi e persone ben precise, e con responsabilità ancor più gravi visto il ruolo che ricoprono. Come per esempio l’allora responsabile tecnico del Comune, il famoso geometra Ivano Nanni, per quello attuale – persona scelta con nomina diretta dal sindaco Focci – e per alcuni professionisti incaricati dai proprietari tra cui la geometra Ilaria Pozzi, assieme al padre Stefano Pozzi, ai tempi il comandante dei Vigili urbani che svolgeva i controlli nella zona.
Tra le opere concesse: un acquedotto che verrebbe implementato avvalendosi in parte di fondi europei e in parte con l’aumento delle bollette per tutti i residenti della Provincia: l’ultimo tassello che mancava per completare un’opera di lottizzazione abusiva di un’area vincolata. Il sindaco di Vergato Sandra Focci intanto, incurante delle più basilari regole, continua a prodigarsi nel tentativo di far allacciare tutti gli edifici illegittimamente realizzati alla condotta idrica pubblica anche tramite convocazioni pubbliche e delibere comunali”.
La nota del consigliere Defranceschio prosegue con numerosi altri dettagli.
“Nell’informativa di reato redatta dal Capitano della compagnia di Vergato, Luigi Ingrosso, si può leggere chiaramente quanto denuncio da anni: “Nanni Ivano ha spadroneggiato nel corso degli anni, gestendo a suo piacimento le pratiche edilizie”. E ancora: “una zona protetta che, negli anni, è diventata residenziale per soddisfare i gusti di pochi, gli elementi che descrivono quella zona come area lottizzata abusivamente sono stati raccolti”. Non usa mezzi termini il Capitano: “Una selvaggia realizzazione di opere edilizie, anche di pregio in assenza di concessioni o con atti autorizzativi illeciti”. Nei rogiti, originati dalla vendita della tenuta, è possibile leggere che: “la parte acquirente si obbliga ad aderire al consorzio che si costituirà fra gli utenti, al fine di ottenere gli allacciamenti elettrici per uso illuminazione, nonché ad ottenere gli allacciamenti all’acquedotto e per effettuare le relative opere”.
Persino il Consulente Tecnico dell’Ufficio, perito nominato dalla Procura, rimane stupito: “probabilmente, era già nell’intenzione di molti soggetti l’idea di poter frazionare la “tenuta Sanguineda” a fini edificatori e di poter anche realizzare in loco tutte le opere di urbanizzazione necessarie”.
Nel corso degli anni è stato compiuto uno scempio senza precedenti per tutelare l’interesse di pochi illustri abitanti, tra cui l’amministratore delegato della Valsoia Furio Burnelli: autore a fine anni ’90 di una domanda per “sistemare” a Sanguineda una roulotte in cui riporre, durante i mesi invernali, le arnie per le api, si ritrova ora con una villa di tre piani dotata di piscina interna.  C’è tutto, fuorché le api.

Dopo anni di battaglie solitarie” conclude Defranceschi, “spero che oggi si possa finalmente mettere un punto definitivo a una vicenda che ha del paradossale. E siccome gli esposti non mi bastano, ho presentato un’interrogazione in cui chiedo alla giunta se non intenda intervenire presso la Provincia di Bologna perché blocchi ogni finanziamento a favore del citato acquedotto, finalizzato, con l’acclarata complicità del Comune di Vergato, e quali azioni intenda porre in essere per verificare che il Comune adotti le più opportune azioni per il recupero delle somme dovute e non percepite, per l’applicazione delle sanzioni pecuniarie a carico degli edifici illegittimi e per le ordinanze di abolizione o sequestro degli stessi.”

mercoledì 14 maggio 2014

Grizzana Morandi: Mirco Baldi precisa che Voltiamo Pagina "non è affatto una costola di Forza Italia"

La lista Voltiamo Pagina di Grizzana Morandi non è affatto una costola di Forza Italia e affermare questo è dire una cosa falsa”. A dichiararlo è Mirco Baldi, l’imprenditore di Grizzana che da 10 anni anima la lista civica da lui fondata, con la quale è presente come consigliere di minoranza in consiglio comunale anche nel mandato che sta per concludersi. Questa precisazione è importante, e ringraziamo Mirco Baldi per avercelo fatto notare, scusandoci per il nostro errore.
Tutto è nato da un equivoco della collaboratrice che, sul numero di maggio di Un’Idea di Appennino, ha intervistato il sindaco di Grizzana, Graziella Leoni, in occasione della presentazione della lista appoggiata dal PD “Qualità e futuro per Grizzana Morandi”, con cui la Leoni si candida per il secondo mandato.
In una risposta ad una domanda dell’intervista, nel virgolettato della risposta di Graziella Leoni, si fa riferimento “all’altra lista civica, costola di Forza Italia”, ma questa è un’interpolazione aggiunta per equivoco dalla nostra collaboratrice, che ha male interpretato le cose dette dal sindaco. Non c’è stata alcuna malafede né alcun tentativo di attribuire a Voltiamo Pagina una parentela politica che non ha, ma si è solo trattato di un malinteso della nostra collaboratrice e di una svista mia nell'impaginare il suo pezzo. Nel riportare certe interviste possono capitare incidenti di percorso, soprattutto quando si fanno le cose un po’ di corsa. In questo caso l'affermazione è sfuggita anche al sottoscritto al momento di impaginare e sfortunatamente è stata pubblicata. Tanto più che nella presentazione della lista Voltiamo pagina, a fianco dell'intervista alla Leoni sullo stesso numero di Un'Idea di Appennino, è comunque bene evidenziato, nel virgolettato di Mirco Baldi, quanto segue: "...insieme ai miei amici, ho voluto un gruppo aperto, curioso dei contributi di tutti e non prigioniero delle etichette politiche... Infatti i componenti del nostro gruppo sono di diversi orientamenti politici, ma uniti nell'amore per il nostro territorio e nella voglia di darsi da fare per migliorarlo e farlo crescere economicamente e civilmente". Quindi quel riferimento a Forza Italia non c'entrava proprio nulla.
Ho parlato con Graziella Leoni” spiega Mirco Baldi nel sollecitarci questa smentita “e lei stessa mi ha confermato di non aver detto niente di ciò. Per me e per la mia lista è importante che non passi questa forma di apparentamento con Forza Italia, dal momento che Voltiamo Pagina è una lista costituita da persone dei più diversi orientamenti politici, unite solo dall’amore per il nostro comune ed il nostro territorio. Non solo io, ma altri componenti della lista si sono indignati per quel falso riferimento, che potrebbe solo danneggiarci”.

Poiché capita a tutti di sbagliare, ammettiamo il nostro errore e ci scusiamo con Mirco Baldi e con tutti i componenti della sua lista per l’infelice incidente. Voltiamo Pagina è una lista civica che non ha nulla a che vedere con Forza Italia e che quindi non può in alcun modo essere considerata “una sua costola”.

lunedì 12 maggio 2014

San Benedetto Val di Sambro, il candidato Massimo Stefanini sulle orme di Gianluca

Quelli che seguono sono i punti principali e i temi “caldi” ripresi da una intervista al candidato sindaco PD Massimo Stefanini, rilasciata il 30 marzo e pubblicata su Un’Idea di Appennino di aprile scorso.

I valori: “La nostra politica si impegnerà per l'equità sociale, per un forte sostegno alla scuola pubblica, alle politiche sociali e del lavoro,  ad un bilancio comunale sotto controllo e  a tutte quelle caratteristiche che come centro sinistra  ci contraddistinguono  e che in molti comuni d'Italia ad esempio la destra non ha dimostrato di  saper garantire”. Il messaggio ai delusi da Gianluca Stefanini: “La prima rassicurazione si attuerà con il completo  cambio generazionale della nostra proposta politica amministrativa. Inoltre  la nostra attività politica si baserà sempre  sul costante e puntuale confronto con i cittadini, anche nelle frazioni”. Gli obiettivi: completare quanto avviato dall’attuale giunta: “Sull’Asilo nido  e la palestra di Ripoli, confermo che il progetto prevede  la costruzione di un palazzetto dello sport con funzioni polivalenti (centro per convegni e congressi, struttura strategica per emergenze di protezione civile). Questo tipo di impianto, di cui attualmente il comune di SBVS è sprovvisto, vista anche  la sua  collocazione strategica al centro della vallata del Setta, è per noi un intervento  assolutamente indispensabile. Sul declino di Castel dell’Alpi: “Per quanto riguarda Castel Dell'Alpi, questa Amministrazione, negli ultimi 10 anni (2004/2014), ha investito in opere pubbliche circa 1.300.000 euro, una cifra ben al di sopra della media spesa nelle varie frazioni”. Cambierà qualcosa nell’atteggiamento tenuto con le famiglie di Ripoli? “Sulle famiglie di Ripoli coinvolte dallo scavo della galleria Val di Sambro, alla luce dei fatti, il comportamento dell’Amministrazione è stato ineccepibile”. 

San Benedetto Val di Sambro: Santoni, un sindaco per “Crescere insieme”

Abbiamo chiesto un’intervista esclusiva all’ingegnere Alessandro Santoni, candidato sindaco della lista civica indipendente “Crescere Insieme”. Qual è l’obiettivo raggiunto, che l’ha riempita di soddisfazione fino ad ora? “Siamo riusciti a riportare la politica in mezzo alla gente condividendo con loro idee e programma. Anche grazie al nostro operato le persone sono tornate a parlare di politica in modo sano e soprattutto costruttivo e, come noi, esclusivamente per il bene del nostro Comune”.
Qual è la sua posizione sul progetto di realizzazione di un Centro sportivo, scolastico e polifunzionale nella frazione di Ripoli? “Penso che sia necessario valutare progetti alternativi per quattro validi motivi. Primo, la palestra non è una scelta strategica: questi impianti devono avere valenze sovra comunali, ma, vista anche la presenza della vicina struttura di Lagaro, quella prospettata sarà un'opera incapace di dare tali risposte. Secondo, per rendere sostenibile la costruzione di una palestra bisogna minimizzarne il grado di inutilizzo, per farlo generalmente la si associa ad importanti comprensori scolastici che, a Ripoli, non sono presenti. Terzo, se si vuole parlare di rivalorizzazione occorre realizzare subito interventi finalizzati a tale scopo, questa frazione non può più aspettare, ma tutti sappiamo che al momento sull’area individuata non è possibile eseguire alcun tipo di intervento edilizio. Infine, i notevoli costi annui di esercizio di un impianto con queste caratteristiche, in un periodo di ristrettezze economiche come quello che stiamo vivendo, renderanno ancora più difficile la gestione economica e sociale non solo di Ripoli, ma dell'intero Comune”.
Qual è la sua proposta? “Investire tutte le risorse economiche destinate a Ripoli su un progetto alternativo: un grande impianto fotovoltaico a terra, in grado di produrre ogni anno 780.000 KWh di energia elettrica, capace di soddisfare le esigenze di tutte le famiglie residenti di Ripoli che così vedranno annullarsi i costi dell'energia. Se si vuole parlare di rivalorizzazione del territorio, interventi di questo tipo sono più adeguati: vogliamo che da domani si parli di Ripoli come di un esempio da seguire e non di un problema”.
Quale futuro vede per Castel dell'Alpi? “La situazione è sotto gli occhi di tutti: lo stato di abbandono e degrado che purtroppo caratterizza oggi il lago, che anni addietro ha rappresentato uno dei maggiori poli attrattivi della nostra montagna, costituisce un freno importante alla promozione turistica di tutto il territorio. Siccome sappiamo che per risolvere definitivamente il problema occorre intervenire sia con opere di svuotamento dell'invaso che di consolidamento delle ultime due briglie di monte, e poiché sappiamo che occorrono risorse economiche importanti, abbiamo già predisposto il progetto degli "Interventi di eliminazione dell'emergenza idraulica del lago di Castel dell’Alpi" da inviare alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, per accedere alla richiesta di contributo a valere sulla quota dell'otto per mille dell'Irpef, con la possibilità che lo stesso venga finanziato per intero. Questo progetto è pronto per essere inviato, manca solo la firma del legale rappresentante del nostro Comune, ossia del Sindaco, ma per questa saranno i cittadini a decidere”. Quali servizi pensa di offrire per le famiglie?
“Per aiutare le famiglie a rimanere nel nostro Comune è necessario mirare a raggiungere una qualità dei servizi simili a quelli presenti in realtà più densamente popolate. Tra tutti i comuni contermini, il nostro è oggi ancora l'unico a non offrire un servizio di asilo nido dedicato alla primissima infanzia: sarà questo uno degli obiettivi irrinunciabili della nostra azione, indispensabile per conciliare le esigenze familiari ed occupazionali dei cittadini. Sempre in quest'ottica offriremo alle famiglie un servizio di pre e post scuola pomeridiano in tutti gli istituti materni ed elementari dal lunedì al venerdì”.
La sua ricetta per il lavoro?

“Le clausole sociali: uno strumento che ha già trovato positive applicazioni e che costituisce un’utile misura di sostegno che consente la piena valorizzazione del capitale umano e sociale di tutta la comunità. L’introduzione di questo nuovo istituto negli appalti pubblici impone l'inserimento lavorativo di "soggetti svantaggiati" in tutti i futuri affidamenti dell'Amministrazione Comunale, e questo già a partire da tutti i progetti che vi ho appena illustrato. Ricordo che per definizione le persone "svantaggiate" sono sia quelle che si trovano in condizioni familiari e sociali difficili, ma anche quelle che non hanno un impiego lavorativo”. Giada Pagani