martedì 10 dicembre 2013

Unioni di Comuni, braccio di ferro tra Alto Reno e Regione

Difficile confronto  tra i 4 Comuni dissidenti e la Regione. E Nesti minaccia di impugnare, dopo il testo della legge regionale,  anche i decreti successori

Dopo 4 ore serrate di confronto, lo scorso 22 novembre a Silla, sul tema “Riordino amministrativo e Unioni di Comuni”, l’unica certezza è che questa Unione non appassiona. Né chi la propone, né chi è chiamato a ratificarla, né i cittadini che ne sono i destinatari. Il sentimento prevalente nella comunità dell’Appennino Bolognese sembra essere quello di chi non vuole “disturbare il manovratore”. Ed è ovvio che così facendo perderà  il diritto di lamentarsi se qualcosa dovesse andare storto.
Organizzato dall’Associazione Amici di Arrigo Carboni e partecipato quasi solo da amministratori locali, con pochissimi  cittadini “normali”, si è svolto lo scorso 22 novembre l’ennesimo incontro pubblico sul tema “delle Unioni e del riordino amministrativo”, introdotto da Antonio Rubbi.

San Benedetto, il candidato Santoni: “puntiamo su sviluppo e lavoro”

Invitato a Castel dell’Alpi per parlare dei problemi del lago, con l’occasione ha presentato la sua candidatura a sindaco ed ha avanzato le prime proposte

A chi mi chiede da che parte sto” ha esordito Alessandro Santoni, “dico che a livello locale sono importanti le scelte, che non sono né di destra né di sinistra”.
L’occasione era data da un invito, rivolto il 28 novembre scorso al candidato sindaco della lista Crescere Insieme dai cittadini di Castel dell’Alpi, per fare il punto a seguito di una petizione inviata all’amministrazione comunale per sollecitare interventi di manutenzione urgente del lago. Assente il sindaco, impegnato la stessa sera a Qualto per informare i cittadini sulla riapertura della strada che collega Madonna dei Fornelli con Montefredente, la scena è stata tutta per il candidato Santoni. “Mi presento: ho 38 anni, lavoro al Comune di San Lazzaro come ingegnere, e mi interesso da sempre dei problemi del territorio e degli aspetti politici.
Ora mi sento pronto per occuparmene in prima persona. La nostra azione, come lista civica, punta sullo sviluppo e sul lavoro, sui servizi e sul contenimento dei costi e soprattutto su ambiente e territorio. Pensiamo ad un’amministrazione al servizio dei cittadini, cosa che negli ultimi anni è mancata”. La sala del bar Belvedere è piena, si contano una cinquantina di persone. “Serve riattivare i canali comunicativi e relazionali. Per sviluppo e lavoro intendo sostegno alle aziende del territorio e a chi vuole fare impresa. Occorrerà potenziare i servizi esistenti e creare quelli che mancano. Cercheremo di attrarre capitali privati e punteremo ad associarci alle amministrazioni vicine”.

Il recupero del lago

“Per il recupero del lago saranno disponibili 10mila euro all’anno versati dai gestori della centrale idroelettrica in progetto a valle del lago, più altri 20mila circa versati da Hera per l’emungimento di acqua dal Savena. Secondo le mie stime si potrà arrivare a disporre di altri 30mila euro attraverso vari tipi di finanziamenti, quindi in totale di circa 60mila euro all’anno, che potranno essere spesi per il recupero e la manutenzione del lago. In un mandato fanno 300mila euro, che non sono tanti ma nemmeno pochi, e quindi si potrà fare molto per ripulire il lago”.
Sollecitato dalle domande di un paio di cittadini, ha preso le distanze dalle proposte del presidente dell’Associazione IDE’A, Roberto Canapi, che con un intervento sul numero di novembre di questo notiziario aveva suggerito alcune soluzioni di utilizzo della parte emersa del laghetto. “Per quanto mi riguarda il lago va pulito e riportato allo stato in cui era 20 o 30 anni fa” ha detto. Si è poi anche smarcato da apparentamenti di qualsiasi tipo, sia partitico che associativo, sostenendo che ascolta tutte le proposte senza sposarne nessuna. Resta ora da vedere come si relazioneranno, con un candidato che si proclama indipendente, le varie forze politiche, se si riconosceranno nei suoi punti programmatici o se riterranno opportuno schierare candidati di proprio gradimento. Il candidato a successore di Gianluca Stefanini (PD) non è ancora stato indicato, anche se gira con insistenza il nome del vicesindaco e quasi omonimo, Massimo Stefanini. Se fosse lui lo sfidante assisteremmo ad un interessante duello tra due persone meno che quarantenni. Alla riunione non ha potuto partecipare Massimo Simoncini, che da sempre si batte per il recupero del lago.



Valorizzazione del rifiuto, da Monzuno arriva un progetto “doc”

Il sindaco Marco Mastacchi ha elaborato un progetto che punta sul coinvolgimento dei cittadini

Mentre il “Sistema Cosea” sembra avere imboccato il viale del tramonto - dovrebbe sopravvivere solo Cosea Ambiente, mentre gli impianti saranno venduti  - a Monzuno si fanno le prove e le esercitazioni sulla “disciplina del rifiuto”.
In un paio di occasioni pubbliche, il sindaco Marco Mastacchi ha accennato i contenuti di una bozza, intitolata “Progetto Valorizzazione Ambientale”, che riunisce i concetti cui l’amministrazione intende ispirarsi, per ciò che riguarda la raccolta ed il trattamento dei rifiuti.
Il documento, si precisa in municipio, non vuole essere in antitesi con l’operato fin qui svolto dal Cosea, ma si pone come contributo, poiché migliorare è sempre possibile, ed inoltre è doveroso, quando i dati sulla raccolta differenziata mettono i Comuni della nostra montagna agli ultimissimi posti nelle classifiche della provincia.
Del resto, attaccare Cosea in questo suo momento di estrema debolezza sarebbe assolutamente cinico, e qui nessuno vuol fare del cinismo. Mentre aspettiamo che la “bozza di Monzuno”, chiamiamola così, diventi un documento vero e proprio, magari presentato ai cittadini con un pubblico incontro al quale Mastacchi già dice di pensare, vediamo quali sono i temi toccati dalla bozza.

La sua finalità dichiarata è “attivare un circuito virtuoso di raccolta e utilizzo degli scarti biodegradabili, per la vendita di materia prima e di produzione di energia elettrica e termica a fini pubblici, con il coinvolgimento, anche economico, dei cittadini e delle realtà economiche del territorio”.

Si tratta di un obiettivo ambizioso, anche se qua e là in Italia e in Europa, ad esempio in Trentino Alto Adige, ma anche in Svizzera e in Austria, esistono parecchi esempi di comunità che l’hanno perseguito e raggiunto. Il bacino interessato dal progetto è sovracomunale: riguarda le Valli del Savena, del Setta e del Sambro. Il cuore del progetto riguarda la produzione di energia attraverso una centrale a Biogas, ottenuto dalla parte umida della raccolta differenziata e dagli sfalci. Viene anche prevista una rete di teleriscaldamento. La parte più innovativa del progetto è quella in cui si immagina una stazione ecologica, nella quale i residenti conferiscono spontaneamente i rifiuti, rigorosamente differenziati a fronte di un riconoscimento economico. Non si deve trascurare, infatti, che il rifiuto ha un valore, anche se viene “regalato”, da chi lo produce, alle società che sono autorizzate alla raccolta. Se, per assurdo, i cittadini conferissero i rifiuti là dove vengono trattati, anziché metterli nei cassonetti, si salterebbe un intero pezzo della filiera del rifiuto, con  un risparmio non indifferente per la collettività. Ma qui conviene aspettare fino a quando il progetto sarà presentato nella sua veste finale. Certo l’elaborazione di simili progetti è un segnale che i tempi stanno cambiando, e che alcune  amministrazioni guardano avanti per non farsi cogliere impreparate.       

Ferrovia Porrettana: sostiene Per(e)i(ra)...

Riferendosi ai convogli eliminati, l’assessore parla di “soppressioni in calo”...


Bene ha fatto Franchi, vista anche la carica che riveste di Assessore ai Trasporti della Comunità Montana, a scrivere a Peri, suo omologo in Regione e titolare dei rapporti e di tutti gli accordi con Trenitalia. Ma Peri aveva già risposto ad un’interrogazione identica, fatta dal consigliere regionale Naldi il 5 novembre. Questo ridimensiona la lettera di Franchi come “atto dovuto”, al quale Peri girerà una risposta già confezionata. Ma ci sono altre considerazioni che meritano risposte. Prima di tutto stupisce che una simile lettera sia stata spedita dopo oltre due mesi dall’annuncio della messa fuori servizio del binario. Le proteste dei pendolari furono infatti contemporanee all’annuncio.  Le facili previsioni del Comitato Ferrovia Porrettana si avverarono subito, con ritardi immediati per la mancata possibilità di incroci, soppressioni di treni e peggioramento del servizio, già anche prima assai precario.  Poi stupisce il silenzio del sindaco di Vergato Sandra Focci, che della Comunità Montana è anche presidente. Per non sembrare irriconoscente verso la liberalità di RFI, che di tasca sua  finanzia 700mila euro di sottopasso al parcheggio, Focci non prende posizione accanto agli utenti  pendolari della Valle del Reno, e manda avanti l’assessore competente. Dalla paladina dell’Unione dei Comuni, il messaggio che arriva a chi abita nell’Alto Reno, già poco convinto  che l’Unione a 13 farà gli interessi di tutti, serve solo a far crescere i dubbi. Vediamo ora come la prosa acrobatica dell’assessore Peri, nella seduta del Consiglio regionale del 5 novembre, rispose all’interrogazione fatta dal consigliere Gian Guido Naldi.  “Sicuramente non è l’assetto infrastrutturale ideale prospettato in quello definitivo che si realizzerà solo se verranno rese disponibili le risorse necessarie attualmente non previste in nessun atto, neanche da RFI. L’attuale assetto è frutto di un necessario compromesso tra l’assetto ideale della stazione di Vergato come punto di incrocio e le ridotte risorse attualmente disponibili. Si è preferito in questa fase dare una prima risposta alle esigenze degli utenti realizzando quindi il sottopasso che è direttamente collegato con il parcheggio a servizio della stazione. La volontà di arrivare a riattivare il secondo binario è stata più volte ribadita dalle amministrazioni, Regione compresa, ma occorre evidenziare che anche altre realtà in regione necessitano di interventi altrettanto, se non maggiormente, prioritari. Si evidenzia tra l’altro che Vergato non è stata utilizzata per gli incroci se non sporadicamente - questo negli ultimi anni, un periodo molto lungo - essendo Riola e Pioppe di Salvaro, nella parte alta della linea, deputate a tale funzione. Tratti di linea senza possibilità di incrocio di lunghezza paragonabili a quelli della Porrettana sono uno standard abbastanza diffuso sulla rete nazionale dove peraltro RFI sta riducendo i punti di incrocio. In presenza di future risorse l’assetto definitivo prevederà la realizzazione della banchina a servizio del binario 1 per migliorare l’accessibilità al servizio ferroviario e la riattivazione del futuro binario 2 di incrocio qualora si rendessero necessarie per un eventuale potenziamento dell’offerta. Non è possibile in questo momento stante le attuali risorse disponibili sia da parte di RFI sia da parte delle amministrazioni prevedere quando tali lavori potranno essere programmati, né si può richiedere a RFI un impegno puntuale in questo preciso momento. (omissis). Si ricorda inoltre che la linea Porrettana mantiene alti standard di puntualità già entro i cinque minuti ponendosi al primo posto tra le direttrici regionali. Si riconosce che tale livello è dovuto anche alla regolarizzazione del servizio nella parte bassa dove la frequenza dei treni è più elevata con la soppressione dei treni corti da e per Marzabotto. Dopo periodi critici anche tali soppressioni stanno diminuendo”. Questo sostiene  Per(e)i(ra). Purtroppo, che stiano diminuendo non pare proprio, e su varie cose ci sarebbe da dire.


Ferrovia Porrettana, Franchi scrive a Peri: “pessima pratica…”

RFI spende 700mila euro a Vergato. In cambio la Regione chiude un occhio sullo smantellamento della Ferrovia Porrettana



Che la situazione della ferrovia Porrettana fosse delicata, era noto da anni. Che lo scontento tra gli utenti fosse diffuso, e che le risposte della Regione fossero rare e insufficienti, anche questo lo si sapeva. Che infine le linee riservate ai pendolari sono poco redditizie, anche questo è stato detto e ripetuto da Moretti, amministratore delegato di Trenitalia.  Quando poi è giunta notizia che a Vergato, con l’occasione di accollare a RFI lo scavo del tunnel di sottopasso pedonale tra stazione e parcheggio, veniva permesso alla stessa di smantellare uno dei due binari che passano per la stazione, in tanti hanno sperato di aver capito male. Oppure che si trattasse di uno scherzo. Né l’uno né l’altro. Era tutto vero. Noi l’abbiamo subito denunciato sul numero di ottobre, titolando: “Messo fuori esercizio il binario 1, funzionerà solo il binario 2, il perché non si sa”.
I lavori, iniziati a metà settembre e che dovrebbero essere completati entro il 2013, costano a RFI 700mila euro, di cui 70mila messi dalla Regione. Ma quando la Regione comunicò che un vecchio accordo del 2010 era stato integrato nel 2013 facendo accollare a RFI questa spesa enorme per fare un sottopasso, la notizia destò subito molti sospetti. Perché mai le Ferrovie spendono 700mila euro per un sottopasso che interessa solo gli utilizzatori di un parcheggio comunale? Non mancò tra gli utenti  chi pensò che sotto ci fosse uno “scambio merci”, costituito dal permesso, accordato dall’assessore Peri a RFI, di smantellare la linea. Già cinque o sei anni fa, su questa stessa linea, RFI estirpò 1 km di doppio binario tra Casalecchio Garibaldi e Casalecchio Centro (peraltro in una sezione in cui i piani della regione parlano di raddoppio). Successivamente provarono ad eliminare l'incrocio a Riola, ma l’operazione non andò in porto. Ora, forti del fatto di finanziare la realizzazione del sottopasso, hanno ottenuto dalla Regione di mutilare la Porrettana all’altezza della stazione di Vergato. A nulla sono valse le proteste dei comitati di pendolari.
L’AD di Trenitalia, ex sindacalista Filt CGIL, Mauro Moretti, lo ha detto e ripetuto in tutte le salse: “le linee dei pendolari per noi sono in perdita ed è meglio sostituirle con servizi di autobus”. Ma quando si arriva al punto che la Regione autorizza, tacendo, questa manovra, senza che nessun amministratore emetta un fiato, allora significa che qualcuno è colluso.
L’unica voce fuori dal coro è quella di Romano Franchi, sindaco di Marzabotto  e assessore ai trasporti (ancora per pochi giorni) dell’ormai disciolta Comunità Montana. Lo scorso 22 novembre, Franchi ha preso carta e penna ed ha scritto una lettera abbastanza secca a Peri, a Venturi e a Davide Diversi, Direttore regionale di Trenitalia. La lettera prende di petto i “lavori di ristrutturazione” della stazione di Vergato, con la “realizzazione del sottopasso… che porterà notevoli benefici per l’abitato di Vergato”. “Tuttavia, come previsto, è stato soppresso il primo binario, per cui, visto che il terzo è in disuso, attualmente a Vergato la linea è costituita da un solo binario. Ciò determina il verificarsi di ulteriori disagi per l’impossibilità d’incrocio, per cui, molto spesso, treni già in ritardo accumulano altri 10 o 20 minuti dovendo incrociare a Pioppe o a Riola, con un peggioramento del servizio nel suo complesso. Considerando che in una seconda fase l’accordo sottoscritto prevede la realizzazione di un secondo binario e dei marciapiedi di servizio ai due binari stessi, con la presente si chiede un incontro urgente per programmare la realizzazione di quanto previsto.” La lettera parla poi di “ritardi inaccettabili che continuano ad imperversare con tempi di percorrenza al di fuori di ogni ragionevole standard”, e conclude così: “Alla luce quindi di un fenomeno largamente prevedibile che causa non poche proteste da parte degli utenti e del Comitato per la Ferrovia Porrettana, questa Comunità Montana sottolinea la necessità quanto meno di dare risposte certe alle nostre comunità”.
Ormai il gioco di Trenitalia è allo scoperto: peggiore è il servizio, meno sono i passeggeri. E meno sono i passeggeri, prima si smantella la linea per “calo degli utenti”.               


domenica 24 novembre 2013

Unione dei Comuni, Patty Smith e "popolo bue"

Patty Smith. Nell'88 pubblicò l'album Dream of life,
contenente il brano People have the Power
Forse non è come canta Patty Smith in “People have the Power”, cioè “il popolo ha il potere”. Oppure lo ha, ma non lo esercita. E su una cosa Simonetta Saliera, la nostra Patty Smith locale della politica,  ha sicuramente ragione: il tempo per chiarirsi le idee sull’Unione dei Comuni c’è stato ed è già scaduto. Pensare adesso alle “specificità” dei diversi territori,  stipati dentro all’armadietto dell’Unione decisa a tavolino, non serve più. La vicepresidente della Regione ha ribaltato addosso agli amministratori locali, rei di non aver saputo accordarsi tra loro prima, la responsabilità per il decisionismo della Regione. Più del fatto se una certa Unione sarà a 9 o a 13, a 6 o a 4, colpisce l’assenza dei residenti nelle sedi del dibattito. Anche venerdì 22 novembre nella Sala Civica di Silla ce n’erano troppo pochi. Se anche questo non è la spia di uno scollamento tra istituzioni e cittadini,  come sostiene qualcuno, resta il disinteresse per una questione che, in fondo, è sì molto “tecnica”, ma cambierà molte cose nella vita di tutti. E qualcuno già rispolvera il concetto del “popolo bue”...
Al di là del fatto che il tempo è scaduto, se andiamo a vedere quali criteri ha applicato la Regione per decidere a tavolino la composizione delle Unioni, vediamo che non mancano argomenti deboli o un po’ forzati.

sabato 9 novembre 2013

Donini rieletto segretario PD, ma l’Alto Reno gli volta le spalle



Con 5.687 voti (81%) contro 1.329 (19%) del suo sfidante Luigi Tosiani, Raffaele Donini è stato confermato segretario provinciale del PD bolognese. I comunicati di via Rivani hanno sottolineato come il dato assoluto dei votanti sia in crescita rispetto all’ultimo congresso provinciale. Hanno votato infatti 7.208 iscritti (esclusi Imola e circondario), che hanno dato una notevole prova di vitalità del partito, che ha visto mobilitati i 37 circoli di Bologna e quelli di una trentina di comuni della provincia (Imola e circondario si gestiscono a parte). Il voto è stato ratificato nell’assemblea provinciale tenuta a fine ottobre all’Estragon, presenti i 400 delegati dei circoli, tra i quali il segretario Donini indicherà i primi 30 membri della Direzione provinciale, mentre altri 70 membri saranno indicati dai territori nelle prossime settimane. Un dato che colpisce è tuttavia quello dell’Alto Reno, dove Donini è stato sempre superato, assai nettamente, dal suo sfidante Tosiani, mentre a Vergato i risultati sono allineati con quelli complessivi. La tabella che segue mostra la scarsa popolarità di cui ha goduto sulla montagna bolognese alle recenti votazioni il segretario Donini, che può invece contare, sia a Vergato che a Grizzana Morandi, su consensi in linea col voto complessivo.
                                                   Donini          Tosiani

CAMUGNANO             4 (10,5%)     34 (89,5%)
CASTEL D’AIANO       5 (41,7%)       7 (58,3%)
CASTEL DI CASIO      3 (7,7%)       36 (92,3%)
GAGGIO MONTANO   3 (37,5%)     5 (62,5%)
GRANAGLIONE          5 (41,7%)       7 (58,3%)
LIZZANO IN BELV.     6 (35,3%)      11 (64,7%)
PORRETTA TERME    10 (20,8%)  38 (79,2%)

GRIZZANA MOR.       33 (97%)      1 (3%)
VERGATO                   43 (79,6%)  11 (20,4%)



giovedì 7 novembre 2013

Primo Consiglio dell’Unione dell’Appennino

Solo i nove sindaci, qualche consigliere di minoranza e nessun
cittadino al Consiglio d'insediamento dell'Unione dell'Appennino Bolognese

L’incontro, a Vergato lo scorso 22 ottobre, ha avuto come grandi assenti i cittadini. All'Unione non aderiscono  Camugnano, Lizzano, Granaglione e Porretta.

L’insediamento del Consiglio dell’Unione dell’Appennino Bolognese, tenuto nella sala della Comunità Montana di Vergato, è avvenuto in sordina lo scorso 22 ottobre, a partire dalle ore 18. Alle 19 era già tutto finito. Presenti i 9 sindaci dei Comuni aderenti, oltre a qualche consigliere di minoranza, quello che poteva essere un momento di condivisione con i cittadini non è stato altro che un breve incontro formale tra addetti ai lavori. Neanche un cittadino si è preso il disturbo di intervenire. E’ un segno della distanza che separa questa nuova creatura burocratica dal mondo reale? Forse. Certamente risponde al basso profilo, scelto da chi ci amministra, nel tenere a battesimo, quasi di nascosto, questo nuovo organismo, nato sulle spoglie della Comunità Montana. Quest’ultima è stata invece sotterrata, si può dire, da viva, visto che era appena entrata a regime dopo il dimezzamento e lo smembramento delle CM fatto 5 anni fa. Accantonata per un momento la bagarre del “chi è dentro è dentro, chi è fuori è fuori” (sono 4 alla fine i Comuni che hanno disubbidito alla legge regionale, e tutti dell’Alto Reno), la nascita vera e propria è dunque avvenuta nell’indifferenza generale, compresa quella dei genitori: nessuno è stato mandato, né dalla Regione, a dire due parole di circostanza, né dalla Provincia, che ora ha altri problemi, essendo vicina l’ora della sua dissoluzione per lasciare posto alla “Città Metropolitana”. Con un discorso di cinque minuti (che forse sarebbe stato di due se non fossero stati presenti due giornalisti), la presidente della Comunità Montana nonchè sindaco di Vergato, Sandra Focci, ha introdotto la votazione per alzata di mano per eleggere il presidente del Consiglio: Salvatore Argentieri. Nessuna emozione particolare è stata tradita dal neoeletto Presidente del Consiglio dell’Unione, nel suo breve discorso di saluto. “Lo abbiamo scelto”, ha detto Sandra Focci prima di cedergli il posto, “perché è il sindaco del  comune più piccolo dell’Unione, Castel d’Aiano”. Invece Lisetta Tanari, nominata vicepresidente, “l’abbiamo scelta”, ha precisato sempre Focci, “perché è sindaco di un comune dell’Alto Reno, Gaggio Montano, che ha accettato di restare con noi nell’Unione”. Come dire: “chi sta con noi vince un premio”.

venerdì 18 ottobre 2013

Presenze turistiche a Lizzano in Belvedere: -53% di stranieri e -14% di italiani nei primi 8 mesi del 2013. Vanno bene Bologna, l'Imolese e la Val Samoggia

Lizzano in Belvedere, foto Luciano Marchi
A poche settimane di distanza dall'apertura della stagione invernale, gli operatori turistici di Lizzano dovranno tentare una difficile rimonta, per non archiviare il 2013 come uno degli anni peggiori da molti decenni a questa parte. 
Nei primi 8 mesi del 2013, da gennaio ad agosto, sia le presenze che gli arrivi di turisti presentano numeri in flessione sul dato generale (italiani più stranieri), con un crollo preoccupante del 53% sul 2012 per le presenze di  stranieri, come si vede dai numeri:


2012                      2013

                                     3.705                    1.740    (-53,04% di presenze)
                                  937                       634    (-32,34% di arrivi).

La perdita in valore assoluto di presenze di stranieri si è ridotta, anche se di pochissimo, nel mese di agosto. A luglio la percentuale della flessione era infatti vicina al 60%. Ma anche il calo delle presenze degli italiani fa riflettere: se nei primi 8 mesi 2012 furono 41.242, nello stesso periodo 2013 sono scese a 35.469 (-14%, cioè in valori assoluti una perdita di quasi 5.800 presenze). Questi risultati non sono però minimamente imputabili alla crisi, ma hanno cause interne legate alla gestione locale delle risorse turistiche, e forse ad una promozione non adeguata. 

A dimostrarlo sono i numeri totalizzati nell'intera provincia di Bologna, che grazie anche agli stranieri convogliati da Ryanair (e da altri vettori low cost) ha potuto tenere il passo del 2012 quanto a presenze totali (2.189.085 nel 2013, contro 2.196.004, appena -0,41%). Sono state 939.620 le presenze di stranieri nei primi 8 mesi 2013, con un guadagno del 10,82% sul 2012, quando furono 847.890. Come si vede, l'aumento degli stranieri ha compensato quasi del tutto il calo di presenze degli italiani (scesi a 1.249.465 da 1.350.114: -7,45%). Quindi abbiamo che Lizzano vede dimezzarsi gli stranieri (salvo inversioni di tendenza nei restanti 4 mesi del 2013, con la stagione sciistica che partirà il 7 dicembre) mentre questi ultimi sono cresciuti di 92.000 unità nell'intera provincia (parlando sempre di presenze).

A fare la parte del leone è stata Bologna, che ha registrato da sola 1.378.991 presenze (ital.+stranieri) in questi primi 8 mesi contro 1.277.722 del 2012 (più di 100.000 presenze in più, pari a +7,93%). Ancora meglio la performance di Imola, che da 104.323 presenze (2012) balza a 116.417 nel 2013 (+11,59%).
Perfino la Valle del Samoggia segna numeri da record: nel 2013 ha già registrato 8.726 presenze contro 2.139 del 2012. Gli stranieri che si sono fermati nella Valle del Samoggia sono stati 5 volte quelli venuti a Lizzano, mentre appena l'anno scorso visitava la Valle del Samoggia un numero di turisti pari a poco più della metà di coloro che venivano a Lizzano! Mentre calano arrivi e presenze di italiani, il 2013 ha dunque visto un boom di stranieri, cresciuti in tutta la provincia anche come arrivi: da 398.508 a 462.448 (+16,04%). Di questo boom Lizzano non ha saputo minimamente approfittare, anzi ha perso quasi 2.000 dei 3.705 stranieri che si erano fermati nel 2012.


Il gioco d’azzardo, terza industria per fatturato del Paese

Sarebbero almeno  10mila in Emilia-Romagna i giocatori ad alto rischio di dipendenza, con oltre 800 persone seguite dai SerT (Servizi per le dipendenze patologiche delle Aziende Usl). Questi dati, di fonte CNR e IPSAD, sono stati diffusi lo scorso maggio nell’incontro col quale la Regione Emilia-Romagna ha accolto l’invito dell’ANCI e combattere questa piaga sociale. ANCI e LEGAUTONOMIE dell’Emilia-Romagna hanno recentemente dato vita al Coordinamento Regionale degli Amministratori dell’Emilia-Romagna per contrastare il gioco d’azzardo. Nell’ambito di tale impegno si rinnova l’invito ai Comuni ad aderire al Manifesto dei Sindaci contro il gioco d’azzardo. Va detto però che, a tutt’oggi, tale invito è stato abbastanza snobbato da moltissimi sindaci. Secondo quanto pubblica il sito http://www.scuoladellebuonepratiche.it/, in Emilia-Romagna sono ancora pochissimi i sindaci che hanno firmato il manifesto, e nel territorio della provincia sud di Bologna si contano sulle punte delle dita: Sasso Marconi, Bazzano, Casalfiumanese, Castel del Rio, Castelguelfo e Castel S.Pietro Terme. Non hanno ancora aderito né Bologna, né alcuno dei comuni delle Cinque Valli, come neppure del Medio e Alto Reno. E’ noto del resto che moltissimi apparecchi sono installati in locali pubblici che, avendo poco giro d’affari, sopravvivono grazie agli incassi delle giocate, alimentando però i fenomeni di dipendenza.
Nel frattempo la Regione Emilia-Romagna, in attesa che dal Governo arrivi una legge capace di regolamentare, arginare, e se possibile ridurre la proliferazione di giochi d’azzardo di ogni tipo, si è dotata, unica in Italia, di una Legge regionale, la n. 5 del 4 luglio 2013, che prova a contrastare il fenomeno. Nell’ambito delle sue limitate prerogative, la Regione ha stabilito che i Comuni possono dettare previsioni urbanistico-territoriali in ordine alla localizzazione, alle strutture e alle dimensioni delle sale da gioco. Un articolo della legge prevede che il personale operante nelle sale da gioco sia tenuto a frequentare corsi di formazione predisposti dalle AUSL sui rischi del gioco patologico e sulla rete di sostegno. Inoltre, all'interno delle sale da gioco, i gestori sono tenuti ad esporre: un test di verifica, predisposto dalla Ausl competente per territorio, per una rapida autovalutazione del rischio di dipendenza, e i depliant informativi riguardo la disponibilità dei servizi di assistenza. L'inosservanza delle disposizioni è punita con sanzioni amministrative da 6.000 a 10.000 euro applicate dall'Ausl territorialmente competente.  I proventi sono destinati al finanziamento dei piani di zona di ambito distrettuale.  Infine, la legge ha istituito il marchio regionale "Slot freE-R", che viene rilasciato dalla Regione agli esercenti di esercizi commerciali e ai gestori dei circoli privati che scelgono di non installare nel proprio esercizio le apparecchiature per il gioco d'azzardo. Ai  Comuni viene invece raccomandato di istituire un pubblico elenco degli esercizi in possesso del marchio "Slot freE-R".
Ma se i comuni non deliberano le limitazioni previste dalla legge, non ne accolgono le raccomandazioni, specie sulla localizzazione delle sale e nell’istituzione dell’Albo "Slot freE-R", anche la legge è inutile.

Secondo un documento prodotto l’anno scorso dalla XII Commissione Affari Sociali della Camera, il fatturato totale del gioco d’azzardo nel 2011 ha sfiorato gli 80 miliardi di euro, dai quali lo Stato ha guadagnato 8,8 miliardi. La spesa annua pro-capite è impressionante, 1.200 euro, con circa 2 milioni di persone, su 30 milioni dedite abitualmente al gioco d’azzardo, a rischio dipendenza. Se la stima dei tossicodipendenti è di 393.000 persone, quella fatta per i dipendenti cronici del gioco è pari almeno al doppio, secondo dati forniti dall’Associazione Libera di Don Ciotti. Infine circa 400.000 sono gli apparecchi censiti nei bar e nelle sale giochi in tutta Italia. A trainare il settore dei giochi sarebbero stati, nel 2011, le Newslot e le Vlt (Video lottery terminal), che da sole avrebbero incassato 41,6 miliardi, pari al 54,4%, seguite a distanza da Lotto e Lotteria, con 19,4 miliardi di euro, pari al 25,3% del totale. Il gioco d’azzardo è ormai diventata la terza industria italiana per fatturato e ha ormai raggiunto costi altissimi e insopportabili perché sta rovinando migliaia di famiglie, senza considerare i numerosi suicidi. La dipendenza di molte persone è aumentata, persino per il gioco online, a causa della crisi economica. Molte famiglie povere tentano la fortuna giocando per disperazione e si impoveriscono sempre di più. Da anni è emerso che anche dietro il gioco legale è coinvolta la criminalità organizzata, con la mafia in prima fila. 

venerdì 11 ottobre 2013

Crescono gli incidenti stradali con animali selvatici Ecco come comportarsi e in quali casi è opportuno o possibile chiedere i danni.

Gli ultimi mesi hanno visto una vera strage di animali, oltre ad una crescente apprensione degli utenti delle strade, coinvolti in un numero elevatissimo di incidenti per i quali non verranno rimborsati da nessuno. Che succede quando si investe un capriolo, un daino, un cervo o un cinghiale? Prima di tutto ci si resta male per l’animale, che credendo di poter vivere libero nel suo territorio non aveva fatto i conti con il traffico stradale. Poi ci si resta male di nuovo appena si scopre che nessuno rifonderà i danni al mezzo, sia esso una moto, un’autovettura o altro, come pure gli eventuali danni alle persone. Infatti, tranne nel caso in cui l’utente non abbia un’assicurazione kasco (ma spesso anche qui ci sono limitazioni), egli dovrà riparare i danni provocati al mezzo a sue spese. In rari casi, quando si può dimostrare che l’animale non era evitabile, specie se colpisce il veicolo sulla fiancata, anziché frontalmente, si può tentare di chiedere un risarcimento alla Polizia Provinciale. Ecco un vademecum che abbiamo approntato per fronteggiare queste situazioni.
Ho investito un cervo: che faccio?
Stai guidando e improvvisamente un animale esce dalla boscaglia. Non facendo in tempo a evitarlo, lo investi in pieno. L’animale ora giace in mezzo alla strada più morto che vivo e anche la tua macchina non sta benissimo: che fare? Allora, innanzitutto, bisogna tenere presente che la legge impone di prestare soccorso agli animali feriti in seguito all’impatto con autoveicoli. Prestare soccorso non significa cercare di curare l’animale in qualche modo, ma allertare il prima possibile chi ha le competenze per farlo. Per questo, la provincia di Bologna ha attivato un servizio di recupero animali grazie alla collaborazione con il “Centro tutela e ricerca fauna esotica e selvatica Monte Adone” (051/847600), che è attivo 24 ore su 24. Nel caso di animali pericolosi - ungulati, tassi, volpi, istrici e lupi - un operatore del Centro ti raggiungerà sul luogo dell’incidente. Quindi, prima di telefonare, cerca di fare mente locale per essere in grado di spiegare approssimativamente dove ti trovi. Se invece il tuo veicolo ha urtato un animale di dimensioni più piccole - come un riccio o un passerotto - toccherà a te portarlo al Centro Monte Adone (Via Brento 9 - 40037 Sasso Marconi), magari dopo averlo messo in una scatola per tranquillizzarlo. Dopo aver prestato soccorso all’animale, se desideri essere risarcito dei danni che il tuo veicolo ha subìto, puoi telefonare all’Unità operativa Assicurazioni del Servizio Provveditorato (051/6598491).

Nel caso la provincia di Bologna ritenga di avere qualche responsabilità, verrai risarcito dei danni che il tuo veicolo ha riportato in seguito all’urto con l’animale. Se l’incidente è avvenuto su una strada provinciale, in determinati casi si viene risarciti, a meno che non fosse presente l’apposita segnaletica “attraversamento animali”. Se invece è avvenuto su una strada comunale, mai. A chi inviare la richiesta di risarcimento dei danni? Direttamente alla Provincia, via Zamboni 13, 40126 Bologna. L’U.O. Assicurazioni del Provveditorato passerà la pratica alla compagnia assicurativa che nominerà un perito per verificare il danno e la dinamica dell’incidente.            (Elena Baldi)

Lo abbiamo chiesto alla Provincia: quanti sono gli incidenti con animali sulle strade? Risposta: boh?

Che dimensioni ha il problema dei sinistri stradali che coinvolgono animali selvatici sulle strade del territorio provinciale? Esistono dati? Per cercare di scoprirlo ci siamo rivolti alla Polizia Provinciale, uno dei tanti corpi di Polizia creati per dare una mano ai cittadini a vigilare e a mantenere l’ordine. Il Corpo è organizzato in 8 Zone Operative, di cui 3 includono territori della montagna: Zola Predosa, Montorio-Monzuno e Silla-Porretta Terme. A queste si aggiungono altre 5 Zone di pianura. Inoltre dispone di altre 2 Unità Operative: la Polizia Ambientale e l’Unità Operativa stradale, in pratica quella che gestisce gli autovelox. Il tutto è posto sotto l’alto comando di Maria Rosaria Sannino, che risponde a sua volta direttamente a Beatrice Draghetti, Presidente della Provincia con delega alla Polizia Provinciale.
Per affrontare il problema costituito dal numero crescente di animali che, liberi di girare dove vogliono, causano un gran numero di sinistri sulle strade, oltre che alla produzione agricola - con costi per i risarcimenti che alla fine sono sostenuti sempre dai cittadini stessi, e solo in parte dai cacciatori - ci siamo rivolti in prima battuta ad uno degli uffici di zona, quello di Montorio. Qui un agente molto gentile, che ci ha ricevuto nelle ore di ricevimento al pubblico che sono al giovedì pomeriggio, ci ha informato che non sono disponibili dati sugli incidenti della sua zona e che tali dati vanno richiesti al Comando Provinciale. Prima di spedire una mail di richiesta, abbiamo telefonato, il lunedì mattina seguente, per avere conferma del fatto che la mail di richiesta andasse spedita al Comandante in persona. Ci è stato detto che, per fornire dati alla stampa, al Comandante sarebbe servito qualche giorno, e che saremmo stati richiamati comunque entro la settimana. Arrivato il venerdì senza avere riscontri, abbiamo richiamato per spiegare, ad altra persona della segreteria del Comando, che eravamo in attesa dei dati. Ci è stato detto che l’istanza era stata riferita alla Comandante e di inviare intanto una mail. Cosa che abbiamo fatto. Al martedì seguente, non avendo avuto nessuna risposta alla mail, con cui chiedevamo anche di sapere quale comportamento deve tenere un automobilista investito o che investe animali selvatici, abbiamo ritelefonato. Ci è stato detto che la Comandante è spesso fuori per motivi di servizio e che i dati richiesti sarebbero stati trasmessi appena disponibili.
Quindi dopo 12 giorni di richieste e di attese non abbiamo in mano nulla. Questo può significare due cose: che la Polizia Provinciale ha un organico male organizzato o insufficiente oppure che questi dati non li ha. Se erano infatti in un data base era semplice fare un copia-incolla… Al contrario, la Polizia è efficientissima nel notificare multe con l’autovelox che portano soldi alle esangui casse pubbliche. L’autovelox posto sulla S.P. 569 di Vignola, in particolare, da quanto ci risulta, è un vero e proprio bancomat per la Provincia. Molte delle multe spedite riguardano il superamento del limite dei 90 Km/h di appena 1 o 2 Km

Un'Idea di Appennino n. 25 Ottobre 2013 è on line

Mentre le copie stampate sono in distribuzione sul territorio, è possibile sfogliare e leggere on line il nuovo notiziario di Ottobre 2013: www.unaideadiappennino.it.

martedì 3 settembre 2013

Un'Idea di Appennino, è on line il numero di Settembre 2013. Speciale di 7 pagine su Ristrutturazioni edilizie e Detrazioni fiscali

Il numero di settembre di Un’Idea di Appennino è on line (www.unaideadiappennino.it) e contiene, oltre alle notizie sui Comuni e sul territorio appenninico, uno Speciale di  7 pagine con servizi sul tema delle Ristrutturazioni e Detrazioni fiscali in vigore.
Ecco gli articoli ed i temi affrontati.
“Chi può, ristrutturi”
“Per quali lavori spettano le agevolazioni”
“Gli adempimenti”
“Gli interventi di efficienza energetica” (65% di detrazioni).
“I pagamenti, la certificazione necessaria e i documenti da inviare”.

Inoltre anche la Regione Emilia-Romagna si adegua. Ad agosto è stata approvata la L.R. 15/2013, “Semplificazione della disciplina edilizia”, che dal 28 settembre 2013 introduce una serie di modifiche e semplificazioni burocratiche che interessano costruttori, privati acquirenti e proprietari interessati ad ampliamenti, manutenzioni straordinarie, etc. La legge è scaricabile e consultabile a questo link: http://territorio.regione.emilia-romagna.it/in-evidenza/approvata-la-nuova-legge-regionale-sulledilizia.

Festival dell'Unità, assente il tema delle Unioni dei Comuni. Intervista a Simonetta Saliera: "L’organizzazione di un programma di un’iniziativa pubblica è di stretta competenza degli organizzatori..."

Non se ne parla abbastanza, ma è il tema più importante dal tempo della nascita delle Regioni in Italia. La legge regionale 21 rivoluzionerà il rapporto tra cittadini e istituzioni, e abbiamo chiesto a Simonetta Saliera, vicepresidente della Giunta regionale e “regista” del riordino istituzionale, di fare il punto della situazione. Ecco le domande e le sue risposte. D. Nel programma della festa provinciale dell'Unità, il tema "L.R. 21" su riordino amministrativo e Unioni dei Comuni è del tutto assente. Viene appena sfiorato il tema della Città metropolitana, il 9 settembre, con Draghetti, Manca e Merola. Eppure si tratta di una questione che tocca da vicino il futuro di tutti i territori della regione. Una svista degli organizzatori o una scelta dell'Amministrazione Regionale di tenere un basso profilo sull'argomento?
“L’organizzazione di un programma di un’iniziativa pubblica è di stretta competenza degli organizzatori. Al tema riordino sono state dedicate decine di dibattiti in iniziative pubbliche, Feste dell’Unità e altri incontri pubblici di vario orientamento politico, culturare, sindacale. La realizzazione della legge 21 e la delimitazione degli ambiti è il frutto di tre anni di serio confronto sul territorio, con i sindaci, con le parti sociali, con tutti i partiti, con associazioni di cittadini. Personalmente ho partecipato, da Piacenza a Rimini, a 150 incontri, di cui almeno una dozzina nella zona della Valle del Reno”.
D. I ricorsi a TAR e Consiglio di Stato di Camugnano sono stati affidati ad un esperto, già consulente della Regione, come l'Avv.to amministrativista Graziosi. Potrebbero mettere in crisi l'assetto e la portata della L.R. 21? Il modo in cui la nostra Regione ha tradotto i contenuti della legge nazionale non sono troppo rigidi?
La Regione ha approvato e sta applicando, in accordo con i Comuni e le parti sociali, una legge che ha come obiettivo quello di ridurre i costi di gestione liberando così risorse per i servizi alla persona, le politiche per il lavoro e le imprese, la cura del territorio. Veniamo da anni in cui, a partire dalla manovra varata dall’allora governo Berlusconi nel 2010, i trasferimenti statali alle Regioni, ai Comuni, alle Province, sono stati pressoché azzerati. In questo quadro la Regione e l’intero sistema degli Enti Locali si è fatta portatrice della necessità di fare di più con meno, riducendo i costi di gestione per garantire i servizi, gli sportelli sul territorio vicino alle persone. Il processo di riordino istituzionale che si sta facendo in Emilia-Romagna va proprio nella direzione di permettere ai Comuni di mantenere le risorse per i cittadini. Ho grande ammirazione per quei sindaci che accettano questa sfida perché confermano di avere a cuore prima di tutto la soluzione dei problemi dei loro concittadini”.
D. All'indomani dei ricorsi di Camugnano e Lizzano, è stata presentata una decina di emendamenti che "ammorbidiscono" la legge regionale. C'è un nesso tra le due cose o è solo un caso?

“Le modifiche sono frutto dell’intesa tra Giunta, Assemblea e sistema delle autonomie e permettono a quei Comuni che vogliono partire in un processo di Unione (nel rispetto dei vincoli regionali e nazionali tra cui quella di una sola Unione per Ambito) di partire. La Regione, con propri incentivi e sostegno anche tecnico, è al loro fianco perché crediamo fortemente in quello che ho provato a spiegare prima: da soli non si va più da nessuna parte, solo lo stare insieme può dare un futuro alle nostre comunità, specie quelle più fragili come può essere la nostra montagna a cui in questi anni abbiamo dedicato tanto affetto, tanta cura e tante risorse per superare le diseguaglianze rispetto alla pianura e assicurare a tutti i cittadini gli stessi diritti”. Saliera è certamente uno degli amministratori più attenti e preparati della nostra Regione. Ciò non toglie che la Legge 21 poteva essere concepita in modo più flessibile, lasciando a sindaci e cittadini maggiori spazi di scelta.

La Quercia (Marzabotto), prende il via il Primo Campionato Italiano di Polpette

E’ ufficiale: presso l’Agriturismo La Quercia (loc. di Marzabotto a 3 Km da Vado) prende il via il Primo Campionato nazionale di Polpette “Pulpet Fiction”. Sono ammesse polpette di tutti i tipi, quelle “della nonna”, quelle calabresi, quelle della Valtellina, quelle dell’Isola d’Elba, insomma polpette di ogni forma, misura e provenienza, anche dall’estero. Qualcuno ha già proposto di presentarsi in gara con le polpette di Lilly e il Vagabondo. Chiunque abbia una ricetta particolare per fare le polpette, può aspirare a portarsi a casa il titolo di Primo Campione Nazionale di polpette. Ecco il regolamento. Alla prima serata, che si terrà venerdì 27 settembre, saranno ammessi a partecipare 4 concorrenti scelti tra coloro che avranno inviato, tramite mail, una ricetta di polpette. Un’apposita giuria nominata dall’Agriturismo La Quercia sceglieranno le ricette dei 4 fortunati tra quelle pervenute. Lo staff di cucina de La Quercia preparerà le polpette rispettando le ricette, ed il pubblico presente a cena (costo: 15 euro) potrà votare, dopo avere fatto gli assaggi nell’ambito di un menù completo (non solo di polpette, per capirci). Per bilanciare colpi di mano di giurati amici, una giuria specializzata, sempre nominata da La Quercia, aggiungerà i propri voti a quelli del pubblico. Ogni mese, a partire da settembre, verrà dedicata almeno una serata al campionato, in  modo da arrivare alla primavera prossima con una tornata di semifinali (due serate con 8 semifinalisti) ed una finalissima con i quattro migliori che si sfideranno per il podio. Il Primo classificato si aggiudicherà un’opera pittorica dal titolo “Ritratto con Polpette”, ispirato alle nature morte di Morandi, che a poca distanza aveva il proprio studio. Ad eseguirlo sarà Beatrice Bignardi. Tutte le ricette pervenute saranno pubblicate sul profilo Facebook de La Quercia, e alla fine saranno pubblicate in un libro dal titolo “Pulpet Fiction: cento modi per uccidere le polpette”.

martedì 6 agosto 2013

Autostrade per l'Italia: "Ammontano a 234,4 milioni di € le risorse spese come compensazione ambientale nei 6 comuni attraversati dalla Variante di valico"

Chissà se i residenti di questa porzione d’Appennino, interessata in questi anni dai lavori della Variante di Valico, si sono mai chiesti a quanto ammontano, in totale, i costi sostenuti da Autostrade per compensare i territori attraversati dall’opera. Da un po’ avevamo questa curiosità, e abbiamo girato la domanda a Società Autostrade, che ci ha subito risposto. Beh, è un mare di soldi. Per cominciare, diciamo subito che si tratta di circa il 10% del costo totale dell’opera. E per dirla tutta, aggiungiamo che si tratta della bella cifra di 234,4 milioni di euro, spesi per finanziare opere a favore dei territori di 6 Comuni: Sasso Marconi, Marzabotto, Monzuno, Grizzana Morandi, San Benedetto Val di Sambro e Castiglione dei Pepoli: quelli cioè interessati dall’ impatto ambientale della Variante di Valico. Tali opere comprendono quelle di “restauro e valorizzazione ambientale (PREVAM) realizzate da Autostrade per l’Italia nell'ambito dei lavori autostradali, gli interventi sul territorio sempre realizzati da Aspi con specifici appalti, e le opere cosiddette "non causa effetto", finanziate da Aspi e realizzate dai Comuni e da Hera”. Si tratta di una media di 39 milioni di euro a Comune, se i conti di Società Autostrade sono esatti, cosa di cui non ci permettiamo di dubitare. E dire “una media di 39 milioni di euro a Comune”, significa che un Comune ne avrà avuti magari un po’ meno, diciamo 20, ed un altro un po’ di più, diciamo 60. Se si pensa che i bilanci di alcuni di questi Comuni raggiungono a malapena i 10 milioni annui, si capisce che il fatto di ricevere, nel giro di pochi anni,  opere per un controvalore compreso tra 20 e 60 milioni sia alquanto straordinario, di quelli che capitano una volta ogni cent’anni, se capitano. Questo mare di soldi, tanto per capirci, corrisponde ad un raddoppio del gettito netto di una decina di anni di IMU, TARES e multe, e pone il problema di come faranno, questi sei Comuni, a tornare ad un regime normale di entrate dopo aver goduto, per un certo arco di tempo, di questa formidabile iniezione di capitali, sia pure quasi sempre sotto forma di opere (quindi spesso senza neppure l’impegno progettuale ma solo esercitando il controllo) e in qualche caso anche di risorse liquide, da spendere dove serviva. Come sarebbe, oggi,  questo territorio senza questi 234,4 milioni di opere realizzate, o in corso di realizzazione, che ne hanno cambiato la fisionomia, si può supporre, in termini migliorativi? Nuove strade che prima non c’erano, estensione della metanizzazione che prima non c’era, sistemi fognari e di illuminazione che prima non c’erano, a volte perfino edifici ad uso pubblico che prima non c’erano, sono stati tutti finanziati e realizzati  grazie al fatto che la Variante è passata per di qua anziché da un’altra parte. Tra un paio d’anni i cantieri della Variante chiuderanno, alcune migliaia di lavoratori che per anni hanno frequentato bar, negozi, alberghi e ristoranti se ne andranno. Resterà la Variante, completata nelle sue gallerie, nei viadotti e negli svincoli, e resteranno le strade,  alcune nuove, altre rifatte. Resteranno scuole, campi sportivi, opere di urbanizzazione e impianti che non ci sarebbero mai stati. E avremo nuovi sindaci, alcuni dei quali scelti dai cittadini nelle prossime elezioni della primavera 2014, senza più un soldo da poter spendere, perché sarà già stato speso tutto, che torneranno a dover fare i conti solo con IMU e TARES... E per loro sarà dura, dopo anni coi cassetti pieni, tornare a fare i conti con la realtà di casse vuote e con le aspettative di territori abituati a ricevere tanto.

Suzzano di Vergato, serata di poesia e musica per la rassegna L'importanza di essere piccoli

Passa per Suzzano (nei pressi di Cereglio, comune di Vergato) stasera la rassegna di musica d’autore e poesia L’importanza di essere piccoli, curata e organizzata da Sassiscritti con la direzione artistica di Daria Balducelli e Azzurra D'Agostino. Pensata e sviluppata per essere ambientata nei borghi dell’Appennino bolognese, è partita domenica 4 agosto con un’anteprima nel borgo di Massovrana (Badi/Castel di Casio) con un live acustico del cantautore olandese Bart la Falaise seguito da Federico Frascarelli, con brani chitarra e voce. Nel corso della serata letture corali, “improvvisate, folli e iridescenti di 4 poeti underground”. Ieri sera 5 agosto presso il parco fluviale di Molino del Pallone (Granaglione) la rassegna ha proposto il cantautore Colapesce, vincitore della Targa Tenco 2012 come migliore opera prima col suo album Meraviglioso declino, ed il poeta senese Stefano Dal Bianco.
Stasera a Suzzano gli abitanti addobberanno la piazzetta preparando anche un piccolo buffet di benvenuto. Alle 21 sul palco  la poetessa e traduttrice Anna Maria Carpiuna, presentata dagli organizzatori come una “tra le più importanti ed interessanti autrici e intellettuali contemporanee. Formatasi all’Accademia di Brera, partecipando a esposizioni a Milano e a Colonia, ha vissuto per diversi periodi a Bonn; saggista e traduttrice di poeti tedeschi (da Gottfried Benn, Kleist, Nietzche, Grünbein a Enzensberger) si confronta con la vita quotidiana e con le grandi domande ontologiche, con quel mistero abissale che si cela nei gesti di tutti i giorni, nella vita che scorre come la prosa e che ha slanci di verticale poesia. Un linguaggio familiare che filtra nella pelle, arriva anche alle persone che non sono “abituate” ad ascoltare poesia”. A seguire, il musicista, produttore e songwriter Giangrande, “capace di muoversi con grazia ed eleganza all’interno dei diversi linguaggi e stili musicali: dalla canzone d’autore all’elettronica fino alla colonna sonora. In questo momento in tour con Daniele Silvestri come chitarrista della band, Giangrande porta a Suzzano il suo ultimo album da solista, Directions, prodotto da Paolo Benvegnù. Un album dalle atmosfere delicatissime, cantato in tre lingue, un respiro internazionale che però bene si sposa - grazie alla delicatezza della voce di Giangrande - con l’intimità di un piccolo borgo”.
Daria Balducelli (foto Guido Mencari),
assieme ad Azzurra D'Agostino cura
la direzione artistica della rassegna
Domani mercoledì 7 agosto la rassegna continua tra i castagneti di Poranceto (nel comune di Camugnano). Nel raccoglimento del castagneto, in quel silenzio referenziale che si crea a contatto con la natura, gli ospiti potranno ascoltare la “mitologia contemporanea” di Ida Travi, poetessa, ma anche studiosa di filosofia. Segue Cesare Basile, artista che suona e scrive dall’inizio degli anni ottanta e vanta collaborazioni con John Bonnar (Dead Can Dance), Nada, Lorenzo Corti , Cristina Donà, Delta V ed altri.
Giovedì 8 agosto il borgo magico della Scolca (nei pressi di Grizzana Morandi) ospiterà l’incontro con la poesia di Antonella Anedda, vincitrice del Premio Rèpaci Viareggio” 2012 con la raccolta Salva con nome, e con la musica di Pino Marino, compositore, pianista e chitarrista, che la rivista Il Mucchio selvaggio definisce “…una voce evocativa che intona testi per i quali si può scomodare il termine poesia, poesia concreta e surreale, profonda e ironica, intrisa di malinconia così come illuminata di speranze…”
Venerdì 9 agosto termina il viaggio degli artisti e degli spettatori nelle terre dell’Appennino con il consolidato appuntamento a Capugnano (Porretta Terme), dove sul palco saliranno altri due grandi artisti: Milo De Angelis, che oltre ad essere un grande poeta ha tradotto superbamente dal francese e dalle lingue classiche Racine, Baudelaire, Blanchot, Eschilo, Lucrezio, e Umberto Giardini, conosciuto per molti anni con lo pseudonimo Moltheni, con i suoni elettrici del bellissimo ultimo disco La dieta dell’imperatrice.
Maggiori dettagli sulla rassegna su http://sassiscritti.wordpress.com/ e su Fb: L'importanza di essere piccoli.

lunedì 22 luglio 2013

Archiviazione inchiesta su frana Ripoli: primi commenti

http://www.beppegrillo.it/listeciviche/liste/emiliaromagna/2013/07/non-e-una-frana-e-il-terreno-che-si-muove-archiviate-noncuranza-superficialita-e-irresponsabilita.html

Frana a Ripoli: richiesta di archiviazione

Manifestazione dei Ripolesi davanti alla
Prefettura il 2 maggio 2012
La Procura di Bologna ha depositato richiesta di archiviazione per l'inchiesta - per disastro colposo e frana, a carico di ignoti, durata un anno e mezzo - sugli effetti degli scavi per realizzare la Variante di valico dell'Autostrada A1 tra Bologna e Firenze, nella zona di Ripoli, frazione di San Benedetto Val di Sambro. Le indagini nacquero da un esposto di un comitato di residenti che lamentava danni alle case, provocati a loro dire dai movimenti del terreno.


mercoledì 17 luglio 2013

Unione dei Comuni dell’Appennino, ora sono 9 su 13. Ma Porretta e Granaglione ricorrono al TAR, mentre la Regione risponde limitando le risorse ai comuni dissidenti

Agli 8 Comuni già favorevoli si è aggiunto in extremis anche Castel D’Aiano, che nei giorni scorsi si è espresso a favore dell’Unione dell’Appennino Bolognese. Resta invece fuori Camugnano, guidata dalla nuova giunta Del Moro, che si è espressa contro l’Unione. Mentre l’iniziativa di Camugnano potrebbe esaurirsi in una semplice presa di posizione, che non cambierà le cose rispetto alla sua adesione all’Unione imposta dalla regione, così non è per gli altri 3 comuni dissidenti, Porretta, Granaglione e Lizzano, che negli ultimi giorni hanno dato fuoco alle polveri facendo scoppiare una guerra a suon di carte bollate, ricorsi al TAR e controricorsi.
Lo scorso 21 giugno è stata depositato al TAR di Bologna, dai comuni di Porretta Terme e Granaglione, ricorso contro la delibera di Giunta regionale 286/2013 pubblicata il 25 marzo scorso. Tale delibera, nota come “Programma di riordino territoriale”, ha fissato, una volta per tutte, gli Ambiti associativi intercomunali per l’esercizio di funzioni e servizi comunali (e in prospettiva provinciali, visto che alla Provincia di Bologna subentrerà dal 1 gennaio 2014 la Città Metropolitana).
In particolare, la delibera 286 ha formalmente incluso Porretta Terme e Granaglione all’interno dell’Ambito di 13 comuni che fino a quel momento avevano fatto parte della Comunità Montana del Medio e Alto Reno, accogliendo quanto annunciato dalla L.R. 21/2013, e quindi ignorando il pronunciamento contrario dei Consigli Comunali.
La L.R. 21/2012 (nel frattempo già modificata su alcune questioni di dettaglio dalla L.R. 2/2013 del 29 marzo) stabiliva infatti, tra l’altro (art. 6), che “in presenza di una comunità montana l’ambito proposto deve comprendere, salvo deroghe, almeno tutti i comuni che già ne fanno parte”. Porretta Terme e Granaglione, come pure Lizzano in Belvedere e Camugnano, non hanno mai approvato l’adesione a tale Ambito, ma ciò è secondo la Legge regionale ininfluente, quindi ne faranno parte comunque. L’unica speranza che questi 4 Comuni hanno per restare, come chiedono, fuori dall’Ambito e dall’Unione, è vedere accolta dal TAR l’istanza di annullamento della delibera di Giunta 286, almeno per la parte che li riguarda, visto che la delibera (63 pagine) riconosce e istituisce 46 Ambiti in tutta la Regione. Di questi, almeno 36 sono quelli “sicuri”, cioè quelli che non hanno visto (serie) contestazioni. Mentre altri 10 Ambiti, tra cui appunto l’Ambito Appennino Bolognese, sono quelli creati d’autorità dalla Giunta Regionale, accogliendo a volte deroghe richieste da singoli Comuni, purchè compatibili col quadro tracciato dalla L.R. 21, ma più spesso ignorando richieste particolari di molti Comuni.
La risposta della Regione non si è fatta attendere. E’ infatti di due giorni fa la notizia di una modifica, approvata e inserita da Simonetta Saliera nella Legge Finanziaria, che obbliga tutti i Comuni ad avere quattro funzioni fondamentali svolte in forma associata entro l’Ambito ottimale previsto dalla regione entro il 1 gennaio 2014, pena la perdita di alcune risorse. Come dire che se Porretta e Granaglione perderanno tempo aspettando che il TAR si pronunci sul loro ricorso, resteranno fuori da alcuni finanziamenti, modesti ma non per questo meno preziosi, che avrebbero avuto restando nell’Unione. Resta ora da vedere come si comporteranno Lizzano e Camugnano.


E’ difficile prevedere quale sarà l’orientamento del TAR. Quello che sembra chiaro è però che annullare la delibera 286 significa rimettere in discussione la L.R. 21, di cui la delibera rappresenta la presa d’atto. Quindi non si capisce perché il ricorso al TAR è stato fatto dai due Comuni dissidenti contro una delibera e non contro la legge regionale cui la delibera si riferisce. Inoltre il ricorso di Porretta e Granaglione non è solo contro la Regione, ma anche contro la Comunità Montana (che però è già stata dichiarata estinta dalla Regione, e lo sarà formalmente all’insediamento del Consiglio dell’Unione) e infine contro il Comune di Vergato, cosa questa di cui non si riesce a comprendere il vero significato. Forse Vergato ha qualche interesse perché Porretta e Granaglione facciano a tutti i costi parte dell’Unione? E se anche così fosse, che potere ha un comune come Vergato per costringere Porretta e Granaglione? Comunque Vergato, per parte sua, ha già approvato una delibera consiliare per “resistere” in giudizio nel ricorso al TAR, approvando la spesa di circa 3.500 euro per pagare l’avvocato.

venerdì 5 luglio 2013

Svincolo di Sasso: perché? Chi fa il pendolare con l’auto verso Bologna se lo chiede tutti i giorni

Chi entra nella Nuova Porrettana allo svincolo del vecchio casello di Sasso Marconi trova il passaggio sbarrato dal new jersey e deve fare un giro di due chilometri e ripassare dal punto in cui era per potere accedere. Pare che Società Autostrade non voglia prendersi la responsabilità di eliminare lo sbarramento, perché l’immissione dallo svincolo sulla Nuova Porrettana non rispetterebbe i criteri di sicurezza dettati dal nuovo Codice della strada. Questa spiegazione lascia perplessi. Possibile che non si riesca a trovare una maniera di entrare (non manca lo spazio per allargare la sede stradale o correggerne la traiettoria) evitando quel giro infinito fino alla rotonda? Forse nessuno desidera porsi il problema. Chi è responsabile di quel tratto stradale? Il Comune di Sasso? Società Autostrade? Da chi dipende sistemare quel moncherino di opera, che tanto fu strombazzata quando fu aperta, e che rimane come un omaggio alle cose fatte a metà? Nei giorni scorsi un’interrogazione è stata fatta al Sindaco di Sasso Marconi Stefano Mazzetti da due consiglieri della lista civica Sasso Libera, Marco Veronesi e Giovanni Bortolotti. Ma se questo è un problema per chi abita a Sasso, è un problema ben maggiuore per chi, provenendo dalla montagna in direzione di Bologna, con questo sbarramento fa i conti ogni giorno. Non sarebbe male se qualche sindaco delle Valli del Savena si prendesse a cuore la cosa e cercasse di venirne a capo. O i sindaci non se ne sono mai accorti?