sabato 8 febbraio 2014

Liste civiche, quel fossato tra candidati e partiti

Proliferano le liste civiche e si collocano sempre meno nell’area di questo o quel partito. A Castiglione dei Pepoli come a Monzuno, a San Benedetto Val di Sambro come a Lizzano in Belvedere, a Loiano come a Marzabotto, faticano i partiti (parliamo del PD, quello più radicato da sempre) ad essere presi come riferimento dalle liste che andranno alle comunali di maggio. Ed anche il M5S non è da meno, come si è visto a Monterenzio, dove due correnti interne al movimento si sono disputate la certificazione ma solo una delle due correrà alle elezioni. Il fenomeno interessa pure il centrodestra, più spaccato che mai tra berlusconiani ed ex e per questo meno attento alle governance locali.
Cresce la disaffezione dei cittadini dai partiti (non dalla politica, come pensa qualcuno) e cresce in proporzione la distanza tra candidati sindaci e partiti. Questo dato  caratterizzerà le prossime elezioni comunali, non solo nei nostri comuni ma in tutta Italia, amplificando una tendenza che è in corso da anni e sembra inarrestabile.
I partiti hanno sempre meno la capacità di imbrigliare chi si mette in politica, sia esso candidato sindaco o parlamentare, e non hanno più l’autorità per condizionarne le scelte e i comportamenti. Lo si vede nel dibattito interno ai singoli partiti e movimenti (M5S compreso), e lo si vedrà ancor più chiaramente nello svolgimento delle campagne elettorali alle prossime comunali. Ognuno vuol pensare e decidere con la  propria testa, indipendentemente che sia iscritto, militante o più o meno schierato col PD (ormai un tripartito che fa capo a Renzi, Civati & Cuperlo) anzichè con l’ex PdL (bipartito che oggi fa capo a Berlusconi e Alfano+Casini) o con SEL (bipartito che riunisce favorevoli e contrari ad alleanze col PD).
Da un lato, assistiamo ad un ampio riposizionamento delle forze in campo, conseguenza dell’accordo di riforma elettorale Berlusconi-Renzi che punta a eliminare i partitini per fare massa critica attorno ai due leader e reggere meglio all’urto dei “Grillini”. Dall’altra parte vediamo che i partiti sopravvivono solo come eserciti di soldati provvisori, singoli combattenti che poco si identificano nella guerra combattuta da ciascun partito. Tra gli esempi che rafforzano questa tesi sono innumerevoli, e non staremo a perdere tempo per ricordarli. Ormai il livello di sfiducia nella capacità dei partiti di giustificare la propria esistenza grazie a principi e obiettivi saldamente condivisi è dilagante. Se prima a prendere le distanze erano semplici cittadini, in disaccordo con una o più scelte del proprio partito di riferimento, oggi la tendenza si è estesa sia agli eletti che ai candidati. Mentre la polemica è aperta e i “distinguo” verso il  partito di appartenenza sono un fatto normale, tra gli iscritti e i militanti prevalgono personalismi e ricerca di un consenso dal basso anzichè dall’alto. “Non devi votarmi perché sono interprete della linea del mio partito, ma perché ho il coraggio di andargli contro”: potrebbe essere il manifesto politico di molti candidati di questo 2014, che ricorderemo come l’anno della “sfiducia totale nei partiti in Italia”.
Tutto questo, tornando alle comunali del prossimo maggio, si traduce in un proliferare di Liste Civiche, ciascuna delle quali si fa vanto di non obbedire agli ordini di nessun partito. La tendenza è solo leggermente attenuata nelle città e nei comuni più grossi, dove ancora i partiti conservano un residuo della propria capacità di convogliare i voti degli elettori verso un candidato da loro espresso.

Ma quando si scende sotto i 15.000 abitanti le sigle dei vari partiti perdono qualunque valore e tutta l’attenzione degli elettori si concentra sulle persone dei candidati, sulla loro capacità di far breccia nel sentimento comune dei residenti e, non ultimo aspetto, sulla dichiarata autonomia dai partiti, compreso quello di appartenenza. Questo fenomeno è forse la conseguenza della mancanza, sulla scena nazionale, di veri leader. O del fatto che ce ne sono troppi, uno per ogni corrente.

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