“E´ necessario distinguere – prosegue il comunicato - tra
amianto in forma lamellare/prismatica e in forma fibrosa. Una precisazione di
ordine tecnico, dopo le recenti notizie di stampa: è necessario distinguere tra
amianto in forma lamellare/prismatica e in forma fibrosa. Predisposto e
avviato, di concerto con l’Ausl, un piano di campionamento e analisi Arpa delle
terre di scavo e dell’aria, i cui risultati saranno resi pubblici appena
disponibili.
Il 22 marzo 2013 l’impresa RTI (Vianini-Toto-Profecta) ha
comunicato agli Enti competenti, fra cui Arpa Emilia-Romagna, che, a seguito di
analisi delle terre provenienti dal lotto 6-7 della Variante di Valico,
effettuate su richiesta dell’Ausl, avevano riscontrato nei referti analitici la
presenza di amianto in concentrazioni piuttosto consistenti.
La presenza di amianto è strettamente dipendente dalle rocce
scavate, ovvero dalla presenza in un tratto dello scavo di Ofioliti, minerali
che possono contenere fibre di amianto,conosciute anche come “Pietre Verdi”.
L’Azienda Usl, fermo restando le immediate cautele che ha
ritenuto opportuno mettere in campo fin da subito, dovendo più puntualmente
delineare le condizioni di rischio per la salute, in primo luogo dei
lavoratori, considerata la complessità del materiale analizzato, aveva chiesto
ulteriori approfondimenti, rispetto ai dati dei primi certificati, per arrivare
a definire una mappatura chiara delle aree critiche.
L’Impresa RTI (Vianini-Toto-Profecta), SPEA e Autostrade
hanno prodotto e inviato nuovamente agli Enti interessati ulteriori
aggiornamenti sui campionamenti effettuati sulle stesse terre e sulle ulteriori
indagini analitiche commissionate alle Università di Firenze e Milano.
Gli esiti analitici delle Università hanno radicalmente
ridimensionato le prime verifiche distinguendo la forma fibrosa, riconosciuta
pericolosa per la salute, da quella lamellare/prismatica, che non comporta
effetti dannosi per la salute, poiché non rilascia nell’aria fibre inalabili.
Naturalmente l´enorme distanza tra le conclusioni dei primi
accertamenti e quelli certificati dalle Università ha portato Arpa e Ausl a
valutare con attenzione le modalità con cui continuare gli approfondimenti per
giungere a un quadro definitivo, che dia la reale dimensione del
problema.
Arpa ha ritenuto, di concerto con Ausl, di mettere in atto
un proprio piano di campionamento delle terre depositate presso
l´AD5, predisposto secondo le informazioni recepite relativamente alla
mappatura delle aree a più alto rischio per la possibile presenza di minerali
contenenti amianto, con l’obiettivo di verificare la presenza e la relativa
concentrazione di amianto come previsto dalle norme vigenti in materia.
I campioni saranno consegnati al laboratorio integrato Arpa
di Reggio Emilia, riferimento per l’Emilia-Romagna per la ricerca dell’amianto
nelle diverse matrici ambientali. I risultati dell’attività di campionamento e
analisi saranno, appena disponibili, messi a disposizione dell´Ausl e degli
altri Enti interessati.
Mentre si continua, quindi, la necessaria e complessa
attività di approfondimento sulla presenza di amianto in fibre nel materiale
scavato, per poter meglio definire quali azioni/atti intraprendere sulla base
del reale rischio, si è predisposto un monitoraggio dell´aria, nei punti
considerati potenzialmente più critici, per verificare la possibile dispersione
di fibre di amianto nell’aria.
I filtri utilizzati per la raccolta di campioni di aria saranno analizzati
da Arpa Sezione di Reggio Emilia, con conteggi in Microscopia Elettronica a
Scansione.
Il monitoraggio dell’aria è già attivo. I risultati saranno
ovviamente messi immediatamente a disposizione degli Enti.
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