Un progetto di legge di maggioranza è stato presentato in
regione per la creazione della Rete Escursionistica Regionale, cioè una rete di
sentieri tutelata che avrà la finalità di promuovere il turismo. Ma già in sede
di udienza conoscitiva sorgono polemiche sul testo della legge.
Come ha spiegato il relatore Roberto Piva (Pd) in
apertura dell’udienza conoscitiva tenuta in regione il 4 febbraio scorso, la
legge intende “valorizzare la rete
escursionistica e metterne a frutto il patrimonio attraverso l’incremento del
turismo”. Ma il testo di legge vieta l’accesso ai sentieri ai mezzi a motore o
a chi pratica attività pericolose per i pedoni, come il downhill.
Gli interventi delle associazioni o degli altri portatori di
interesse si sono divisi secondo due linee di indirizzo:
da una parte chi,
come Martino Filippi del CAI (Centro alpino italiano), rivendica che
“i mezzi a motore sono vietati lungo i sentieri escursionistici da almeno 10
anni, questa norma non fa altro che confermare l’esistente”, e chiede quindi
“una rapida approvazione” della legge, o come Giuliano Cervi, della
Federazione Pro Natura, parla di “300 milioni di euro di danni
provocati dai mezzi a motore al sistema dei sentieri emiliano-romagnoli”,
dall’altra chi, come Luigi Battoglia, della Federazione motociclistica
italiana, evoca “le gravi ricadute sull’economia della montagna della
decisione di far sparire decine e decine di realtà turistico-sportive”.
Inoltre, “chi sceglie mezzi a motore per esplorare la natura è altrettanto
rispettoso di chi va a piedi e spesso si occupa da volontario della
manutenzione dei percorsi”, senza considerare che “non si è ancora mai registrato
un solo caso di incidente”.
Sono molte le voci che si sono levate contro l’introduzione
del divieto per i mezzi a motore di usare i sentieri. Secondo l’assessore del
Comune di Bedonia, Lodovico Molinari, “bisogna evitare di guardare la
montagna con gli occhi della città. Per noi vietare non è mai una soluzione,
dobbiamo coinvolgere gli escursionisti di ogni genere”. Per il sindaco di
Bardi, Giuseppe Conti, “la contrarietà al progetto di legge è
condivisa sul territorio, perché gli escursionisti a motore sono una parte
importante della comunità dell’Appennino”. E mentre il primo
cittadino di Neviano degli Arduini, Alessandro Garbasi, sottolinea come
“il problema non sia la conflittualità, da risolvere con il divieto per una
parte, ma la mancanza di regolamentazione”, il presidente dell’Unione dei
Comuni delle valli Dolo, Dragone e Secchia, Fabio Braglia, imputa
al progetto di legge di “svalutare e impoverire il territorio, perché
all’Appennino rimane solo il turismo, in particolare quello sportivo,
altrimenti rischia di diventare un grande parco naturale senza presenza
umana". A tal proposito, il consigliere comunale di Varsi, Giuseppe
Zanetti, ricorda come “le amministrazioni locali sono disposte a fare da
mediatrici di una conflittualità a volte inevitabile, pur di non escludere
nessuno”. Il sindaco di Brisighella, David Missiroli, lamenta il
fatto che “questa legge esaspera le differenze, all’Appennino servono regole e
non divieti per unire le forze”. Il presidente della Comunità montana
dell’Appennino piacentino, Massimo Capitelli, evidenzia come “il
moto-turismo e la caccia sono la prima voce nelle presenza turistiche
destagionalizzate, ed è quindi necessario regolamentarle, ignorare queste
realtà fa tutto tranne che un buon servizio alle comunità locali”.
Gli unici intervenuti a concentrarsi su un tema diverso sono
stati i rappresentanti degli agricoltori (Alessandro Ghetti di Coldiretti
Emilia-Romagna e Sergio Fiocchi di Confagricoltura Emilia-Romagna),
che sollevano il problema delle nuove norme sul passaggio di sentieri in
terreni privati (“non si può tornare indietro di secoli alla servitù di
passaggio”). L’assessore ai Parchi della Provincia di Ravenna, Francesco
Rivola, sottolinea poi come “bisognerebbe ripensare al ruolo delle Province
nel progetto di legge, sarebbe meglio ragionare per macroaree”.
A chiudere l’udienza conoscitiva è l’assessore regionale al
Turismo, Maurizio Melucci: “La salvaguardia dell’ambiente per noi è il punto
chiave, ma va coniugata con la domanda dei territori. Bisogna però avere chiaro
che per noi il turismo è prima di tutto il pernottamento, e solo in secondo
luogo la gita fuori porta di una giornata”.
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