sabato 6 aprile 2013

Rioveggio, Centro commerciale Le Braine: decollo con ritardo


A parte la Coop, che ha comunque abituato qualche migliaio di consumatori a sapere che Le Braine esiste, da mesi il Centro commerciale, che sovrasta la fondovalle Setta, appare come una cattedrale nel deserto. Un po’ per colpa del casello, che per una lite tra appaltatore e Società Autostrade ha fatto slittare la consegna dell’opera, già pronta per il 90%, da settembre 2012 a settembre 2013. E questo ha sottratto al Centro un afflusso enorme di traffico di passaggio e quindi di potenziali acquirenti, che comunque prima o poi arriveranno. Poi va aggiunta la peggiore crisi degli ultimi 20 anni, che ha ridimensionato le speranze del costruttore di insediare in breve tempo artigiani ed esercenti. “Ma c’è chi non ha paura della crisi”, dice il costruttore Davide Calzolari riferendosi ai cinesi, e a qualche altro coraggioso che presto aprirà. 
Per capire e superare i balzelli burocratici che da dieci anni lo vedono impegnato nel suo progetto, Calzolari non ha esitato a mettersi in politica (è consigliere comunale). Il suo progetto, però, proprio da quel momento è stato osteggiato per “conflitto d’interessi” da tutte le opposizioni, PD in testa, mentre è sempre stato gradito all’amministrazione Mastacchi. Mentre però il  PD non è mai entrato nel merito del progetto, forse anche per non interferire con i piani di sviluppo di Coop Reno (comunque in consiglio votò contro, e Coop segue comunque le proprie politiche di sviluppo), Il consigliere indipendente Tonelli si è sempre opposto su questioni di merito, perché contrario a nuove cementificazioni in assenza di un piano di sviluppo sovracomunale e in assenza di opere di compensazione significative (a parte un marciapiedi del valore di 7.000 euro realizzato a Monzuno, considerato un po’ troppo poco). Tornando al presente, una società di cinesi apre ora un Bazar, su una superficie, pare, di circa 2.000 metri, più del doppio della Coop.  Temutissimi dai piccoli esercizi locali della vallata, che già faticano a restare aperti, strangolati come sono da tasse, burocrazie, crollo del potere d’acquisto e quant’altro, i cinesi apriranno a metà aprile con uno stock su due piani di articoli per la casa, vestiario, accessori e di tutto di più, come solo loro sanno offrire in un unico punto vendita. La ditta cinese in questione ha già aperto una quindicina di Bazar come questo, e quindi sa quello che fa. Il modello di business non è molto diverso da quello delle Coop, se non per il fatto che anzichè seguire il “modello cooperativistico”, che tutela al massimo stipendi e prestazioni dei dipendenti,  segue il “modello cinese”, che è quello di pagare stipendi che non esistono in nessun contratto collettivo nazionale occidentale, con orari decisi dal padrone. In poche parole, i dipendenti si accontentano di quello che offre la ditta e riga. Oltre ai cinesi, sono annunciati anche un ristorante, un lavasecco, una tabaccheria e forse anche degli uffici postali e una banca. Le Braine in definitiva punta a trattenere in loco quei consumatori che prima si rivolgevano all’Euromercato di Casalecchio.

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