martedì 15 gennaio 2013

Castiglione dei Pepoli. Ca’ di Landino, borgo fantasma che vuole rinascere

Uno dei luoghi più suggestivi dell’Appennino tosco emiliano è certamente Ca’ di Landino, a 2 Km da Castiglione dei Pepoli. Oggi si presenta come una città fantasma, e la sua parte abitata conta appena una ventina di residenti. Ma fino alla fine degli anni ‘50, dopo avere ospitato centinaia di operai impegnati nello scavo della Galleria Ferroviaria della linea “Direttissima”, arrivò ad avere fino a 1000 abitanti, quando nel 1956 ospitò i profughi provenienti dall’Ungheria occupata dall’URSS. La fortuna
e poi il declino di Ca’ di Landino sono legati alla storia della Ferrovia Direttissima, che ha inizio nel 1882, quando la Provincia di Bologna e la Camera di Commercio di Firenze chiesero all'ingegner Giovanni Protche di definire il tracciato più breve e conveniente per realizzare una ferrovia tra Bologna e Firenze. Egli mise a punto un progetto di massima che prevedeva una lunga galleria sotto l'Appennino, per  ridurre sia la quota di valico che la lunghezza della linea. Fu nel 1902 che il governo, più volte sollecitato negli anni precedenti, nominò una commissione presieduta dal senatore Colombo, che dopo aver scartato vari progetti tenne buono quello di Protche. Passeranno altri 18 anni prima dell’inizio dei lavori di scavo. Dopo un timido inizio nel 1920 e, superate difficoltà di vario tipo, ebbero l'impulso definitivo nel 1923. La notevole lunghezza della galleria richiese l'impianto di tre cantieri: due agli imbocchi della galleria e un terzo intermedio in località Ca' di Landino, dove furono scavati due pozzi inclinati di 50 gradi di 570 metri  di lunghezza. Per il trasporto dei materiali di scavo fu installata, tra Lagaro e Cà di Landino, una teleferica lunga quasi 9 Km con 75 tralicci.
Durante lo scavo si incontrarono infiltrazioni d'acqua talvolta così imponenti che furono incanalate dando vita a nuovi acquedotti destinati alle città di Bologna e Prato. Un altro pericolo fu rappresentato dall'incontro di accumuli di gas grisù che, nonostante le precauzioni adottate, provocò esplosioni e spaventosi incendi, fra cui uno violentissimo che si innescò il 3 agosto 1928 dopo il brillamento di una mina a circa cinque chilometri dall'imbocco lato Bologna e divampò incontenibilmente per quasi sei mesi,  danneggiando gravemente la galleria già realizzata. Per proseguire i lavori fu necessario scavare un cunicolo di aggiramento di oltre tre metri di diametro, disassato di quindici metri rispetto alla galleria in fiamme.
Il 23 dicembre 1928 si incontrarono i cunicoli che procedevano da Vernio, sul lato Firenze, e dal pozzo intermedio di Ca' di Landino. Quasi un anno dopo, il 4 dicembre 1929, cadde l'ultimo diaframma di roccia tra le avanzate di Ca' di Landino e di Lagaro, sul lato Bologna, dove si erano incontrate le maggiori difficoltà. La realizzazione della linea fece sì che, al km. 46+848, circa a metà della galleria lunga 18,5 Km, sorse il posto di movimento di “Precedenze”, con gli uffici degli addetti al movimento, il posto di blocco e un’officina, ubicati in un camerone di 154 metri. La galleria ha in questo punto una luce di 17 mt. ed un’altezza di 9 mt.
Di qui prosegue, su ambo i lati, la galleria principale a doppio binario. Accanto ad essa, su ogni lato vi è un’altra galleria in curva con il binario di precedenza, chiamata dai ferrovieri “la banana”. Lunghi entrambi 448,33 mt., questi due tronchi di galleria a semplice binario confluiscono nella
linea principale in due altri cameroni più piccoli .
Nelle gallerie di servizio sono state smontate le funicolari, ma esiste sempre la possibilità di raggiungere l’esterno presso Cà di Landino: una scala di 1.863 gradini sale attraverso una delle gallerie. Una vera scalata! Purtroppo si cammina in un ambiente scarsamente illuminato, ma una volta l’anno, per pochi attimi e naturalmente con cielo sereno, i raggi del sole attraversano il pozzo, riuscendo a far luccicare le rotaie!

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