Intervista esclusiva all'assessore provinciale all'ambiente Emanuele Burgin
Burgin: “sono per il porta a porta”
Le ottime esperienze di Comuni come Sasso, Monte San Pietro e Monteveglio, dove la RD supera il 70%, dimostrano che il porta a porta si può fare anche in montagna
D. Assessore Burgin, c'è un gap che riguarda i Comuni di montagna rispetto al resto della provincia sulla raccolta differenziata. Da dove si deve ripartire, dal punto di vista dell’assessore all’ambiente, per migliorare le cose? Alcuni numeri sul 2011: RD provinciale 42,2%, RD nei 22 Comuni di montagna (imolese escluso) 44,8%, RD nei 16 Comuni Cosea 36,9%. Non mi pare che la situazione sia drammatica e comunque il trend è ovunque in crescita, magari non impetuosa, ma costante e regolare.Le ottime esperienze di Comuni come Sasso, Monte San Pietro e Monteveglio, dove la RD supera il 70%, dimostrano che il porta a porta si può fare anche in montagna
In questi dati si raccolgono le ottime esperienze di Comuni come Sasso, Monte San Pietro e Monteveglio, dove la RD supera il 70%, ed altri con numeri assai più bassi. Le migliori performances sono state ottenute con sistemi di raccolta porta-a-porta, per la quale l'obiezione più frequente è che non è applicabile in montagna, dove le distanze determinano costi troppo alti e la scomodità può generare abbandono incontrollato di rifiuti. Sarebbe il caso di discuterne senza pregiudizi: i casi che ho citato dimostrano che il porta-a-porta si può fare anche in montagna, e senza drammi.D. La crisi dei consumi, e in parte anche la progressiva riduzione dei rifiuti prodotti sia dalle famiglie che dal sistema produttivo, sta gradualmente riducendo i flussi di indifferenziato avviato a discarica... Il Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti,, che ho proposto nel 2007 e condotto all'approvazione definitiva nel 2010, per la prima volta non ha previsto né nuove discariche né nuovi inceneritori. La strada è segnata: utilizzare al meglio gli impianti che già ci sono anziché autorizzarne dei nuovi, così da sfavorire sempre più lo smaltimento senza alcun recupero. In prospettiva, le discariche chiuderanno senza essere sostituite da nuove, ed è normale che, nel frattempo, i gestori delle discariche tengano sempre più da conto i loro spazi per farle durare di più. Ca' de Ladri non sfugge a questa logica: se l'attuale sottoutilizzo determina un prolungamento della vita dell'impianto, sinceramente non ci vedo nulla di male. I Comuni di Cosea avranno più tempo per attivare strade alternative allo smaltimento senza rischiare di finire in condizioni di emergenza.D. Ha senso pensare ad un adeguamento dell'obiettivo nazionale di RD, che è del 65%, abbassandolo limitatamente alle zone di montagna, che sono più penalizzate dalla raccolta?L'obiettivo del 65% di RD è superatissimo dalla normativa comunitaria, che già dal 2008 non prescrive più obiettivi percentuali minimi di raccolta, ma guarda alla prevenzione e al recupero dei materiali raccolti. Tanto più i materiali sono separati alla fonte, tanto maggiore è il loro grado di “pulizia” e quindi la loro recuperabilità. Io credo che progressivamente, anche in montagna, i cassonetti più o meno variopinti dovranno lasciare il posto ai piccoli contenitori del porta-a-porta. Quando cominciai il mio primo mandato in Provincia, nel 2004, di Comuni bolognesi che facessero il porta-a-porta non ce n'era nessuno. Adesso ce ne sono tanti, pure grossi, e altri stanno arrivando: per citarne solo alcuni, da Monte San Pietro a Sasso, da Persiceto a Zola, e l'anno prossimo da Casalecchio a San Lazzaro. Il nostro compito, oltre che di sostenere la transizione, dovrà essere quello di vigilare affinchè i materiali raccolti in modo differenziato vadano effettivamente ad un corretto recupero. Ma se sono ben differenziati, ci andranno naturalmente, perchè il recupero è più conveniente.D. L'annuncio dell'arrivo dal 1 gennaio 2013 della TARES viene descritto come una seconda IMU che graverà su famiglie e imprese. Lei che ne pensa?La Tares è stata posticipata ad aprile, se ne riparlerà. Nel frattempo, dobbiamo rilevare che tutta la legislazione europea e nazionale dagli anni '90 ha spinto per il passaggio da tassa a tariffa, nella nostra provincia ad oggi realizzato in 23 Comuni su 60. Alla base della tariffa c'è l'idea che chi inquina paga, e dunque la bolletta deve essere commisurata alla quantità di rifiuto prodotto, così da favorire la prevenzione dei rifiuti. L'istituzione di una tassa come la Tares, che mette assieme l'igiene ambientale con l'illuminazione pubblica e la manutenzione stradale, rappresenta culturalmente un salto indietro di 20 anni. Speriamo che ad aprile il nuovo Governo che uscirà dalle elezioni abbia l'accortezza di andarsi a rileggere la politica europea dei rifiuti ed intraprenda saggiamente un'altra strada.
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