“Se guardiamo i
valori di polveri sottili raccolti da Arpa Emilia-Romagna negli ultimi anni –
si legge nel rapporto sulla Qualità dell’aria di Legambiente Emilia-Romagna appena
diffuso - si nota che dal 2009 ad oggi nella maggior
parte dei grandi centri urbani della regione si è verificata una vera e propria
escalation dei livelli di PM10: in alcuni casi, come Parma e Rimini, i
microgrammi di polveri contenuti nell'aria sono addirittura raddoppiati". E’
Parma la pecora nera con 115 giornate di superamento dei livelli massimi di
concentrazione, seguita da
Reggio Emilia (93), Rimini (88), Modena (85),
Ferrara (77), Bologna (73), Piacenza (71), Ravenna (66) e infine Forlì (52). Dunque
i provvedimenti adottati per ridurre gli inquinanti atmosferici non sono stati
sufficienti per arginare i problemi del Bacino Padano. Secondo Legambiente
infatti sono i processi industriali, la produzione di energia, il traffico
veicolare e i riscaldamenti, le principali cause di emissione di polveri fini,
ossidi di azoto, dei precursori dell'ozono o di altri inquinanti come gli
idrocarburi policiclici aromatici o il monossido di carbonio e non ultimo
dell’inquinamento acustico. "Ciò di cui necessita la nostra regione, più
che singoli provvedimenti di limitazione - afferma Cristina Bondavalli, della
Segreteria di Legambiente Emilia-Romagna - è una visione d'insieme per
ripensare in maniera sostenibile il sistema di mobilità pubblica e privata, lo
sfruttamento territoriale e l'efficienza energetica dei nostri edifici". Il
bello è che ieri, poche ore prima della nota di Legambiente,
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